C’è una forte componente nell’essere umano che tende alla conformità, al far parte di un gruppo: nel modo di vestire, comportarsi o nel seguire i dettami della cerchia in cui si è inseriti. Quando qualcuno mi dice: “Vorrei ottenere lavoro online ma non voglio espormi”, rimango sempre perplesso. Mi verrebbe di scuoterlo e provocarlo, cosa che non faccio ovviamente, perché anche io ho sofferto a lungo dello stesso blocco.
Il marketing si occupa, da sempre, di comunicare e valorizzare le differenze. Non si è mai vista una comunicazione che valorizzi l’ordinarietà. Fin da inizio ‘900 chi si è occupato di promozione, ha sempre inseguito il pubblico attraverso la straordinarietà. Oggi c’è un mondo molto diverso in cui, anche il singolo professionista, è obbligato a esporsi e comunicare. Lo vuole il mercato e la potente concorrenza di chi ha compreso come promuoversi attraverso gli strumenti digitali che ora sono alla portata di tutti.
La maggior parte delle persone, anche se hanno l’idea o lo spunto prima degli altri, non vogliono partire per primi. Così come nessuno vuole essere l’ultimo. Se ci fate caso la stragrande maggioranza della popolazione si ritrova inserita nella forma a campana della “curva di adozione”. La nota legge di Everett Rogers.
C’è una regola che dovresti seguire se e quando hai il coraggio di essere il primo. Il tuo modo di essere unico deve portare ad un risultato incerto. L’incertezza guida la tua azione verso una serie di possibili risultati. Alcuni possono essere ottimi e altri meno, ma c’è una cosa che devi cercare di evitare. L’eccessivo rischio di un’unicità che non verrebbe compresa o che sia troppo distante dai modelli della società. Questo perché differenziarsi può essere attraente o far paura ed essere visto con sospetto. Un’azione dagli esiti incerti è molto diversa da un’operazione ad alto rischio.
Il tuo volto, il tuo nome sono solo un promemoria del tuo Brand, perché il valore risiede in quello che le persone pensano di te, vedendoti. La tua bellissima foto di profilo è quasi ininfluente, un elemento grafico ordinario. Il tuo Brand, al contrario, è una storia, un insieme di emozioni e aspettative. Qualcosa che devi evidenziare e fissare nella mente distratta di chi ti osserva. Non vi è nulla che ti faccia ricordare come essere il primo e l’unico a comunicare qualcosa, un particolare che ti differenzia, un elemento che sarà ricordato e ricondotto a te. Ciò che ti rende unico e memorabile.
Quando dico che devi essere una rockstar, lo dico perché puoi esserlo attraverso quel dettaglio che solo tu possiedi e che, se sapientemente comunicato, ti rende esclusivo all’occhio pigro di chi ti osserva. Facendo leva sulla tua unicità puoi cambiare il tuo mondo, in meglio.
Leggo questo post perché apparso nel mio feed LinkedIn e questa volta ci tenevo a commentare direttamente qui per lasciare testimonianza anche a chi naviga dalla rete. Secondo me va messa da parte la paura e buttarsi.
Anche secondo me, ma non è per tutti :/
A volte non è questione di paura ma di giusti tempi. Magari il processo di esplosione professionale che abbiamo intenzione di far emergere, necessita di un team di professionisti coeso (nel tuo caso Rudy in primis nel progetto Net Propaganda), tale da rendere forte e strutturata la community di pubblico che vogliamo che ci segua. E quando abbiamo conosciuto quel “noi”, quel rock n’ roll comincia a sussurrare la sua melodia, come ľEtna in eruzione :D
Qual è il tuo punto di vista a riguardo, Skande?
I tempi sono fondamentali, bisogna entrare nello stato mentale giusto e comprendere che abbiamo fatto le scelte giuste. Senza piccoli risultati non procederemo nella giusta direzione. Quindi è soprattutto una questione di mindset
Sicuramente lo stato mentale ti permette di perfezionare la direzione, come gli errori. Credo che nel momento in cui si é compreso il corretto mindset, la pianificazione di ogni cosa, partendo dalle strategie e finendo con le scadenze, sia fondamentale per procedere in un ottimo lavoro, singolo e di team.
ho partecipato al tuo corso di formazione per psicologi,ti ringrazio per tutte le informazioni che ci hai generosamente dato. Tuttora mi sento barcollante nell’iniziare a promuovermi online, ma mi sono buttata! Credo sia una sfida quella di trovare il mio punto distintivo, ma sto sperimentando, non credo si riesca a capire fin da subito, la costruisco pian piano. Grazie ancora, sei stato prezioso
Buttarsi è fondamentale, così come lo è sbagliare e imparare dagli errori. Sono certo che tra un anno sarai felice dei risultati ottenuti
Ciao Riccardo,
Leggo sempre con molto interesse i tuoi articoli e il corso del 23 aprile e’ stato fonte di grandi spunti.
Sono d’accordo con te, la spinta consapevole e forte della passione devono guidarci verso l’incertezza dominante.
Penso che a tutti noi, che sappiamo di essere in cammino ci piace immaginarci come dei moderni Ulisse.
La nostra Itaca? Noi stessi e il riconoscimento da parte degli altri della nostra unicità.
À presto, Domenico
Ciao Domenico, bellissime e profonde parole
Grande Riccardo!
Riporto testualmente:
“Fin da inizio ‘900 chi si è occupato di promozione, ha sempre inseguito il pubblico attraverso la straordinarietà.”
E mi chiedo:
E se oggi “quel dettaglio che solo tu possiedi” e che ti permette di essere una “rockstar” fosse proprio la capacità di essere il più ordinari possibili, banalizzando e smontando il mito della straordinarietà?
Oggi tutti vogliono essere (o apparire) straordinari, magari essere ordinario significa essere fuori dal coro o da quella forma a campana della “curva di adozione”.
Cosa ne pensate?
Hai perfettamente ragione, in un mondo in cui tutti cercano di imitare un modello, si rende unico chi rimane se stesso