C’è una tale, Linda Caroll, che ha scritto un post interessante su Medium. Ha analizzato alcuni noti blogger, famosi per i loro ottimi contenuti e per il grande pubblico che hanno generato. Ha preso ad esempio alcuni articoli di Seth Godin e ha fatto analizzare i titoli da uno strumento (è attendibile solo con la lingua inglese) che ne valuta la capacità di ottenere successo online.
Ebbene, i titoli dei contenuti di Seth Godin – come quelli di altri autori molto seguiti – hanno spesso un punteggio pari a ZERO: secondo le analisi non funzionano, non attirano pubblico e sono inefficaci. Eppure, il nostro amato guru della “mucca viola” ha sempre migliaia di condivisioni. Come è possibile questo?
Ci sono due possibili spiegazioni. La prima la indica direttamente Seth in un post: “Puoi scegliere un titolo completamente descrittivo, generico, noioso che descriva esattamente di cosa parli. Puoi scegliere un titolo più intelligente progettato per invogliare il lettore a leggere il sottotitolo o le prime righe del tuo post. Il terzo approccio è quello di scegliere un titolo di cui si parlerà. Puoi creare un titolo che speri possa entrare nel gergo comune. Sì, questa è la mia strategia. Il mio obiettivo è che la gente chiami qualcosa come una “Mucca Viola”. Non sempre funziona, ma quando succede vendi dieci libri, non uno.”
C’è un’ulteriore spiegazione, più convincente, che fornisce la stessa Linda nel suo post: “Se ti rivolgi a persone a cui piacciono i titoli accattivanti. Adotti lo stesso concetto di omaggio. Se elargisci regali, attiri chi cerca regali. Quindi, quando scrivi quei titoli sensazionali, dovrai sempre competere con altri che la sparano grossa nell’intento di attirare l’attenzione delle persone che cercano quei contenuti rumorosi.
I miei scrittori preferiti non hanno costruito il loro pubblico dall’oggi al domani. Hanno costruito il loro pubblico scrivendo in modo coerente. Presentandosi. Un’attività più difficile da realizzare”.
Se è vero che è più difficile è anche vero che è enormemente più sicura e stabile. Se attiri le persone con la paura, il regalo, l’emozione o lo scandalo queste difficilmente torneranno a cercarti. Fare titoli sopra le righe è semplice, ma, come succede spesso, è anche inutile al fine di crearti una reputazione e un pubblico.
Che bello questo post Riccardo. Mi permette di riflettere – commentandoti – su quanto sia preziosa e ricca di spunti la nostra lingua italiana. Terminologie o modi di dire che possono adattarsi a una situazione totalmente diversa, e sorprendi il lettore, raccontandogli poi una storia bella e assolutamente vera. Mi piace ogni tanto usare questi metodi per creare i titoli. E allenandosi, su questa strada, crei un tuo stile, che difficilmente altri potranno copiare. Il tuo “occhio di riguardo” fa ancora capolino fra i libri che ho riposto senza una apparente logica…
Che gentile che sei amica mia!
Grande Riccardo, sempre più bravo.
Questo è l’esempio di un post perfetto, frutto di ricerca e di analisi.
Alessandro
Grazie Ale!
C’è un altro motivo, forse il principale, per cui i post di Seth Godin ottengono migliaia di condivisioni: perché è un personaggio famoso. Gli stessi titoli, in blog di un perfetto sconosciuto, otterrebbero zero.
Ma in questo caso l’uovo sconosciuto è nato prima della gallina famosa.
Seth non è un divo del cinema, un famoso sportivo o un VIP della TV. Ha ottenuto successo attraverso i suoi contenuti ;)
Sì, certamente. E infatti i titoli dei suoi post del 2002, quando è nato il suo blog, non hanno un altissimo numero di condivisioni.
Quando leggo dei grandi numeri (come per esempio delle newsletter che hanno oltre il 40% di apertura), tendo sempre a considerare il successo odierno di chi li ottiene.
Ottenuto grazie a buoni contenuti, come dici, chiaro che sia così. Ma è anche il nome a fare la differenza. Anche, sottolineo, non unicamente.
Utilizzare titoli acchiappa-click (li chiamo così) senza un contenuto davvero valido si rivela alla lunga una scelta controproducente. I lettori entrano a leggere attirati dal titolo, scorrono il testo, a volte velocemente perché sono lettori nuovi e, se non trovano un contenuto che li incuriosisca o risponda più che in maniera adeguata alle loro esigenze, se ne vanno in pochi secondi (lo faccio anch’io, lo so bene). Tecnicamente questo aumenta gli accessi alla pagina, ma aumenta anche il bounce rate, la frequenza di rimbalzo, la percentuale di chi esce dal sito alla prima pagina (normale per un blog e utenti fidelizzati) ma in pochissimo tempo rispetto al contenuto della pagina stessa. Non hanno letto o interagito. Questo generalmente non è un bene. Se lo stesso lettore si ricorda di aver già tenuto quel comportamento più volte per quel sito, alla fine eviterà pure di entrarci dai risultati di ricerca. E si perde di credibilità…
Verissimo Barbara!
In ambiente SEO diciamo che il titolo contiene una promessa che devi mantenere nel contenuto
Non solo nella SEO ;)