Il velo di meraviglia che qualche anno fa avvolgeva i social network è stato tolto. Ora la stragrande maggioranza delle persone ha compreso che permanere su questi giocattoli della relazione ha un costo. Gli utenti ora sono maggiormente consapevoli dei rischi che corrono, dalla perdita di tempo, ai pericoli della cattiva esposizione, passando per il malessere generato dalla relazione sintetica con persone che mostrano solo aspetti positivi o frustrazioni varie.
Sia il pubblico che i marketer hanno compreso che la luna di miele è finita e bisogna passare ad una fase successiva, nella quale la relazione cresce, diventa matura e deve portare ad un reale vantaggio per entrambi.
Premetto che sono un grande fruitore di contenuti video che, da diversi anni, nella mia esperienza personale, hanno sostituito la televisione assolvendo alla funzione di intrattenimento e informazione. Il contenuto video richiede, più di altri, un elemento raro: il tempo.
Il momento migliore quindi, per una persona impegnata nel lavoro durante il giorno, è la sera quando, per far sbollire la testa, si assorbono informazioni senza la necessaria concentrazione che un testo complesso potrebbe richiedere.
Se la modalità con cui fruisco dei contenuti video accomuna anche altri professionisti, posso dedurre che:
- I contenuti video, fruiti in un momento di relax devono avere un spiccata vocazione all’intrattenimento.
- Non tutti i temi sono adatti. Quelli che preferisco su YouTube sono video di recensioni di droni, automobili, videogiochi o viaggi. Non cerco quasi mai video che hanno a che fare con la mia professione.
- Chi realizza il video non è ininfluente per il successo del video stesso. A parità di tema scelgo il recensore di cui mi fido di più e che mi garantisce la maggiore sintesi ed efficacia espositiva.
Il tempo. Tutto gira intorno a questo elemento anche in riferimento alla scelta dei contenuti. Ho un’ora alla sera durante la quale voglio distrarmi e cercare informazioni su qualcosa che mi appassiona. Non solo. Questa informazione deve avere una forte componente visuale: ad esempio la recensione di un’auto, di un videogioco o di un viaggio.
L’esplosione dei video Business
Su Facebook, YouTube e LinkedIn assisto all’esplosione di video orientati al business, in cui si passano informazioni pratiche, di attualità, motivazionali e promozionali. Probabilmente non sono io il pubblico di riferimento per questi video. Di queste quattro tipologie, l’unica che mi ha catturato in questi anni è stata la promozione di concorrenti, ma solo per una curiosità estetica più che informativa.
Da professionista cerco di stabilire e regolamentare i giorni della settimana e gli orari da dedicare alla mia attività, dato che il tempo è poco. Tutto gira attorno al tempo. Il tempo per scrivere un contenuto, come sto facendo ora, il tempo da dedicare ai clienti o il tempo per studiare e informarsi. Investire 5 minuti per guardare un video che racconta qualcosa che posso leggere in un minuto, o che trasmette un’informazione della quale non ho bisogno, mi ha fatto giungere alla conclusione di non guardare video per informarmi o per studiare elementi che riguardano il mio lavoro. Tuttavia ogni mestiere è diverso; se fossi un cuoco o un meccanico probabilmente guarderei video, perché offrono utili riferimenti visivi. Se devi fruire di un video per comprendere come fare una sponsorizzata su Twitter, temo che tu non sia un vero professionista o che tu abbia tanto tempo a disposizione.
A parte i casi di improbabili marketer, con residenze in un paradisi fiscali, che evidenziano il malessere di essere relegati all’80esimo piano di un hotel in una nazione climaticamente inospitale, i video creati per far passare interessanti informazioni sono decisamente pochi.
Dal punto di vista business, lato marketing, gli unici che non mi annoiano sono quelli di Giorgio Taverniti, anche se non ha il dono della sintesi. Se parliamo di attualità e visione, degno di nota è l’inossidabile Marco Montemagno, di cui tutto possiamo dire, ma non che non sappia catturare e trattenere l’attenzione fino alla fine dei suoi video.
Concludo
Il passaggio chiave, nel momento in cui decidiamo quale tipo di contenuto realizzare per ottenere un determinato pubblico è questo: immagina il momento e il luogo in cui la persona vorrà ottenere un’informazione, il tempo che ha a disposizione e il suo livello culturale.
Se è un giovane disoccupato, con tanto tempo a disposizione e poca competenza va bene il video in cui mostri come diventare ricco con il dropshipping o le corse dei cavalli. Anche nel caso della casalinga a cui vuoi mostrare le fasi della ricetta del risotto allo zafferano, il video è il tuo contenuto, perché offre riferimenti visuali. Ma se vuoi ottenere l’attenzione di un manager, durante l’orario di ufficio e con un tempo limitato allora il video potrebbe non essere la scelta giusta.
Ciò che determina la scelta di un determinato contenuto è la necessità che sia in linea con la cultura, il contesto e il prezioso tempo a disposizione.
A fine giornata secondo me ci sta anche se si parla di lavoro.
I tuoi video, brevi incisivi e con il giusto mix di humor sono insieme a quelli di Montemagno un utile e rilassante momento di svago.
Grazie Marco,
il video, per essere accolto dal pubblico, deve avere una forte componente di intrattenimento.
In effetti mi capita sempre più spesso di interrompere un video, specie di lavoro, dopo pochi minuti perché avverto di perdere tempo e sento che mi apporta poco. Pensavo ad un problema mio di impazienza, non lo avevo collegato al fatto che il vero “problema” è il tempo!
Grazie Riccardo
Alcuni video sono dei veri e propri “sequestri di persona” :D
Il tempo è la nuova (o vecchia?) ricchezza che tutti vorremmo permetterci. Tuttavia, ho come l’impressione che quando diciamo “non ho tempo”, in realtà ci stiamo ingannando. In fondo, non è mai il tempo a scarseggiare, ma la mancanza di motivazioni.
Il tempo è una risorsa, puoi sprecarla, investirla o gestirla. Credo che per aver la capacità di metterla a frutto, proprio come dici tu, serva tanta visione e motivazione
Veramente ottimo articolo. Secondo me l’uso del tempo, ovviamente, dipende anche da cosa fa una persona nella vita (studente, lavoratore part time, full time di notte) esistono tante variabili, ma il tuo articolo spiega molto bene la situazione generale e io mi ci ritrovo molto!
Ne sono felice Matteo, ma ti dico che alcuni mi hanno detto che per loro il video fa risparmiare tempo. Quindi non siamo tutti uguali
Questo è esattamente quello che penso anch’io: il video non funziona per tutti i tipi di contenuti o per tutte le tipologie di persone. Mi capita di guardare video informativi, di eventi a cui non posso partecipare (i TED per esempio) o di interviste, o delle dirette che ho perso perché ero al lavoro. Ma non sono il mio formato preferito forse perché la mia velocità di lettura mi consente di incamerare più contenuti scritti che aspettare il video.
Però mi dicono che le nuove generazioni ricercano più su YouTube che su Google e che per questo motivo dovrei prendere i post del mio blog (temi: scrittura e lettura) e trasformarli in presentazioni video. In questo modo potrei raggiungere un nuovo pubblico e farlo approdare sul blog (i video dovrebbero essere parziali rispetto al contenuto originale). Mi chiedo: ha senso investirci del tempo?
Il video ha una sua grammatica e una modalità espositiva basata sulla capacità “attoriale” di chi lo crea. Se non hai questa capacità, oppure non aggiungi nulla a quello che già era contenuto nel testo, eviterei di farli
Leggi, cosa scrivo del tempo: Non preoccupatevi di quello libero: Che voi ce l’abbiate, al tempo non gliene frega, essendo libero. Il problema è vostro, e il tempo ha concesso sempre troppo di se stesso, perché voi ne aveste. Dovreste sorpassarlo, per dire di avercela fatta, ma dato che nessuno, neppure la luce riesce a stargli dietro, il tempo ha tutto quello che gli serve, per non essere raggiunto.
Gli appartenenti al genere umano, vivendo troppo poco, per vantarsi di averne troppo, non possono neppure esprimersi sull’eternità, sfuggente più del tempo e padrona del tempo. Consolatevi: nessuno, sulla Terra, ha mezzi sufficienti per comprarselo, tanto più, perché non in vendita, essendo un dono “naturale”.