La regola aurea di qualsiasi transazione stabilisce che sia la domanda che l’offerta debbano allinearsi con l’obiettivo di soddisfare la reciproca aspettativa. In buona sostanza, affinché vada a buon fine, sia l’offerente che il richiedente devono ritenere di aver fatto un buon affare.
Nel mercato del lavoro chi ricerca personale ha come obiettivo di ottenere un dipendente munito di un adeguato livello di preparazione, un minimo di esperienza e un carattere positivo e propositivo, che non danneggi l’ecosistema dei rapporti interni o che stimoli l’organizzazione in modo da farla crescere.
Nella ricerca di figure professionali l’imprenditore tenta di individuare possibili rischi attraverso la ricerca attiva e preventiva di informazioni, in modo da convocare a colloquio solo chi ha un minimo di potenzialità per essere assunto.
I segnali che fanno scartare la tua candidatura
Qualche giorno fa un mio amico imprenditore mi ha inviato questo messaggio privato:
“Questa settimana ho testato lo strumento di offerta lavoro di Facebook. Devo dire che senza budget il risultato è stato buono, nel senso che sono arrivate 15 candidature.
È incredibile vedere come la gente si propone nella descrizione di sé. Facebook ti consente di inserire tre domande; ne ho messa una a risposta aperta, per capire meglio la tipologia di candidato. È stata la chiave per scartare la maggior parte di chi si è proposto.
La domanda era: “Perché pensi che dovremmo assumere te?”.
Alcuni mi hanno scritto: “Perché sono alla ricerca di lavoro”, oppure: “Perché ho esperienza”, senza una minima argomentazione accettabile a supporto dell’affermazione stessa.
La ciliegina sulla torta è arrivata con l’ultima candidata che ha una foto profilo insieme a (omissis, noto politico italiano). Non ho neanche letto il suo curriculum”
Da questo messaggio possiamo trarre tre grandi insegnamenti.
- Il primo è che ormai anche le piattaforme che utilizzi per conversare con amici e parenti servono a farti trovare lavoro.
- Il secondo è che se non crei una narrazione convincente di te stesso e non sei in grado di fornire motivazioni concrete per le quali dovrebbero sceglierti è quasi inutile sottoporre una candidatura.
- Il terzo insegnamento è il più importante. Quello che mostri attraverso le esternazioni sui social network sarà usato a tuo favore o contro di te. (chiamiamoli “segnali alla fonte”)
Le esternazioni, i commenti, le prese di posizione o la mancanza di queste, tutto è sottoposto ad indagine e diventa elemento di valutazione iniziale.
Per chi fa selezione di personale questo è un periodo storico straordinario, per la trasparenza e la facilità con cui reperire informazioni sulle persone. Da una foto, un messaggio di stato o un banale commento emerge la personalità e lo stile di chiunque. Il curriculum ora ha la funzione di semplice summa di esperienze e competenze. I social media assurgono al ruolo di colloquio conoscitivo al fine di selezionare solo i candidati degni dell’incontro finale propedeutico all’assunzione.
Se anche ti venisse in mente, adesso, di cancellare tutto e non farti trovare sappi che in assenza di informazioni nessuno si fiderebbe di te. È meglio una caduta di stile che la decisamente sospetta assenza di informazioni che ti riguardano.
Effettivamente se uno ci pensa:
Quello che fai e come lo fai dice più di quello che tu stesso dici di essere.
Interessante articolo.
Grazie Riccardo
Racconti te stesso attraverso il tuo modo di muoverti e comunicare. Quello che si vede è quello che sei (questo lo pensa chi ti valuta)
Eh …io ho un unico profilo social: LinkedIn. Quindi sono sospetto.
Però non cerco lavoro, quindi sono tranquillo. Devono però essere un po’ meno tranquilli coloro che mandano i curricula che mi arrivano dopo una prima selezione, sappiano che scarto tutti quelli con foto in cui ballano nudi sul tavolo con boccale di birra in mano
Vai benissimo così, se non trovano Facebook e IG ti fa solo del bene :D
Ottimo articolo.
Io uso prevalentemente LinkedIn; su FB posto prevalentemente petizioni per motivazioni socialmente utili, e su IG ho postato in tutto cinque o sei volte…
Anche io ho solo il profilo LinkedIn e non sono molto convinta di aggiungerne altri. Sto cercando di capire come funziona questo social, quindi ho un’attività abbastanza ridotta per evitare azioni involontariamente controproducenti.
Il problema è che sto cercando lavoro, dovrò capirlo in fretta!!! Sperando di non sembrare troppo sospetta, senza fb e Instagram…..
Il sospetto nasce se non trovano nulla. Se trovano LinkedIn è già qualcosa che possono analizzare
Su LinkedIn la prima ed essenziale cosa è avere un profilo completo e accattivante.
Metti i lavori per cui ti proponi nella riga di sommario, spiega nel riepilogo quali vantaggi avrebbe l’azienda che ti assume.
Metti una foto professionale e una cover di impatto.
E vedrai che in breve tempo sarà il lavoro a cercare te…
Tutto corretto, ma ricorda che sono i contenuti a fare la differenza!
Alla fine i post con i gattini sono il male minore in un profilo Social a meno che un recruiter non ne sia allergico…!
Vero! :D
Gentile Riccardo,
Interessante articolo il suo, devo però capire bene un paio di cose:
1) come fai a giudicare una persona dal suo profilo Facebook o Instagram? È una violazione della Privacy o sbaglio? Posso sentirmi libero nel mio “tempo libero” di fare quello che voglio è come voglio? Ovviamente sempre guidati dal buon senso..
Chi lo dice che una mia ipotetica foto mentre canto ad una festa magari un po’ sudato e circondato da tante persone.. fa di me automaticamente una persona “non idonea alla posizione richiesta?”
2) Se un profilo social deve pesare su una candidatura allora dovremmo dare anche peso a quanti Follower ha e alla qualità? Sa”.. magari possono influenzare la decisione finale..
3) foto di feste aziendali dove si finisce in pose non proprio professionali.. come vengono valutate?
Insomma credo che abbia capito il punto..
Grazie di un suo commento.
Riccardo
Ne avrei altri di appunti .. ma credo che lei abbia colto il senso del mio commento?
Aspettavo con trepidazione questo commento, perché sono le domande ricorrenti che mi fanno ai corsi. Visto che hai usato uno schema a punti risponderò attraverso esso.
1. Non è violazione della privacy tutto ciò che pubblichi in maniera aperta a chiunque. Puoi fare tutto ciò che vuoi nel tuo tempo libero. Tuttavia ci saranno imprenditori, psicologi del lavoro e recruiter che tenteranno di immaginare il tuo io più profondo. Prendendo grandi cantonate, ma lo faranno.
2. Infatti, in alcuni mestieri come il giornalista questo è abbastanza probabile. Ma non me ne preoccuperei fossi in te.
3. Se i tuoi contenuti vertono solo a feste in cui alzi il gomito, potrebbero pensare che sei “strano”. Non credo succeda nulla se queste uscite le fai raramente o appaiono tra contenuti in cui mostri chi sei realmente. Alcuni mostrano solo il peggio di loro, altri solo il meglio. Personalmente mi fido di qualcuno che ogni tanto mostra un pizzico di verità e non solo post autocelebrativi che non comunicano nulla tranne la dimensione del loro ego.
Grazie per la bellissima e opportuna domanda!
Temo che la maggioranza delle aziende (che sono piccole medie imprese in Italia) non considerino i social come fonte di informazione, altrimenti da quel che vedo io direi che ragionano al contrario! :D
Io i social li uso eccome, associati al mio blog che però riguarda le mie attività del tempo libero (scrittura, lettura, workout e charity) non la professione. Dovrebbero capire che sono una persona attiva, curiosa, alla ricerca di nuove soluzioni. Ma sapranno che proprio quando si usano i social in maniera professionale (tutti i miei account sono “business”) i post vanno programmati anche in quello che potrebbe essere l’orario di lavoro? Non sempre io sono realmente io… a volte è Hootsuite, per citarne solo uno. :)
Il tuo è un esempio virtuoso di ciò che andrebbe fatto. Il post sopra raccontava una storia molto diversa amica. Bravissima
Interessante: due anni fa sono approdata presso uno studio di consulenza aziendale, dove il primo giorno le “ragazze” colleghe, mi hanno detto che avevano sbirciato il mio profilo FB (non un profilo pubblico!riservato a parenti ed amici) e mi hanno chiesto dei miei figli. Quello che non sapevano però è che anche io avevo sbircisto i loro profili , ricercando i nominativi dal loro sito, volevo essere un po’ preparata..