Sono passato dall’essere perplesso all’essere entusiasta della rivoluzione AI nel generare contenuti testuali.
Dopo averla ponderata per qualche mese ne ho visto l’enorme opportunità laddove gli altri vedono solo comodità, coltivando l’illusione della rilevanza.
Questa infatti non è soltanto un’occasione tecnologica per le aziende e le persone, che da ora possono risparmiare tempo, competenze e denaro nel delegare energie intellettuali a uno strumento esterno.
Come è già capitato nella storia, questa è anche un’occasione umana che segnerà ancora di più la differenza tra gli improvvisati, quelli che hanno una solida competenza e ragionano con la loro testa.
Ho notato, ad esempio, che ChatGPT risolve solo una minima parte del problema. Chiunque da oggi potrà dire di saper scrivere, ma non tutti saranno in grado di leggere. OpenAI non ha soddisfatto entrambe le lacune, ora dovrebbe completare l’opera con una funzione che traduca in disegnini ciò che è stato scritto, per chi non riesce a comprendere un testo di media complessità. Un pubblico enorme apprezzerebbe questa funzione.
L’AI non è neppure in grado di capire chi ha di fronte, il suo posizionamento, i suoi bisogni o il mercato a cui si rivolge. Non sa valorizzare gli elementi giusti di una comunicazione che fa davvero la differenza. Vedo che a molti sfugge, ma l’efficacia del contenuto non è riconducibile alla grammatica, alla ‘quantità’ o alla risposta a una domanda generica.
L’AI fornisce ottimi testi, utili per comunicati stampa, descrizioni di prodotti di e-commerce o – forse – blog post in ottica SEO. Elabora giri di parole.
Insomma… allunga il brodo, aumenta la cottura e genera un bollito fumoso nelle mani di chi non sa accendere un fuoco.
Una massa di contenuti senza anima, scopo e posizionamento si appresta a invadere le già sature piattaforme online, provate da anni di contenuti prodotti – un tanto al chilo – per i clienti di spregiudicate agenzie di marketing. Questo incrementerà il bisogno da parte del pubblico di contenuti diversi, di un punto di vista diverso, di fonti autorevoli, della competenza reale, dell’esempio sul campo. Elementi che faranno scartare tutti quelli dietro cui si annida il sospetto che ci sia una macchina e non un essere umano.
La mia opportunità si nutre del loro rumore.
Grazie Skande, non avrei saputo scriverlo meglio. Hai descritto in maniera disarmante ciò che l’AI è in grado di generare in questa fase iniziale: una comunicazione piatta e senza anima.
Di fatto, è soltanto uno strumento che produce un risultato (più o meno di qualità) e non il risultato stesso. Starà a noi, come sempre, saperlo utilizzare e applicare al meglio nei contesti professionali.
Grazie a te Manuel!