C’è un aspetto che l’essere umano non considera: agire mentre prova forti emozioni non è mai un atto compiuto razionalmente.
Ultimamente i commenti che ricevo sui social hanno toni o termini sempre più aggressivi e impetuosi; probabilmente le persone sentono il peso di una crisi economica che avanza velocemente, o forse il livello di frustrazione generale è in deciso aumento. In altre parole, mi trovo a dover affrontare commenti nei quali, in modo inspiegabile, ricevo attacchi sproporzionati rispetto alla (poca) rilevanza delle opinioni che metto in campo.
Questo genere di attacchi, spesso, è il risultato della scarsa dimestichezza nel misurare o nel dare il giusto peso a ciò che questi soggetti scrivono: non comprendono il potere o il valore di ogni singola parola.
Alcuni di questi commenti mi chiudono letteralmente la bocca dello stomaco, mi irritano e mi verrebbe voglia di reagire rispondendo per le rime a chi ha scritto. Ma, dopo anni in cui ho fatto questo errore, ho imparato e finisco sempre per cancellare il commento prima ancora di pubblicarlo. Esatto, lo scrivo e non lo pubblico. Il motivo è semplice.
La tua rabbia ti spinge a ritenere che rispondere per le rime a chi ti attacca, usando lo stesso grado di aggressività, possa essere una contromossa giusta e inizialmente potrebbe sembrarlo grazie all’immediato senso di appagamento. Tuttavia devi pensare alle inevitabili conseguenze di ciò che stai facendo:
- Non sei lucido, quando sei alterato non hai il totale controllo di quello che scrivi o dici
- Non serve a far cambiare idea a chi ti ha attaccato
- Se rispondi di impulso, con lo stesso registro comunicativo, trasmetti a chi osserva i commenti la sensazione che sei in difficolta e quindi chi ti ha attaccato ha colpito nel segno
Perché va opportunamente ponderata una risposta? Come e quando va data?
Ai commenti non sei obbligato a rispondere entro poche ore, potresti anche non farlo. Non rispondere è molto meglio che rispondere male, ma se lo fai è solo per dimostrare che hai un’opinione diversa e che sei di un’altra classe rispetto a chi ti attacca. Rispondi all’irruenza con la calma, replica alla confusione con l’ordine e di fronte alla rabbia usa l’ironia. Michael Tsur ci ha insegnato che “chi gestisce il processo determina il risultato”, non devi lasciar gestire il tono della conversazione a chi ti attacca, perché l’unico motivo per cui rispondi è per chi osserva la conversazione. Quando vedi una discussione tra uno calmo e uno agitato chi ti sembra più affidabile?
Perché rispondere? Se hai aspettato 24 ore e senti ancora l’esigenza di controbattere, allora puoi farlo con la tua mente razionale, capace di prendere in mano le redini della conversazione. Rispondi con eleganza, se decidi che ne vale la pena.
A volte, dici di più, semplicemente allontanandoti.
Grazie Riccardo per questo articolo. Molti ne hanno scritto in contesti professionali come nel caso delle recensioni o dei rating, ma queste forme di violenza ci feriscono come persone e minano la motivazione. Occorre capire e disinnescare questi meccanismi.
Anni fa, quando ho avuto i primi veri attacchi, non ci dormivo la notte. Poi ho capito che ci avrei dovuto fare il callo e che ci sono tecniche per limitare queste uscite infelici
Grazie, Riccardo: diffonderò questo articolo perché c’ è un gran bisogno di una comunicazione che spezza il circolo della violenza
Grazie Stefania!
Serve molta saggezza ed esperienza per riuscire a controllarsi. Ho commesso anche io tante volte questo errore e solo dopo diverso tempo ho (quasi..) imparato a controllarmi.
Di recente ho seguito un corso per l’ordine dei giornalisti, “La Tempesta Perfetta” tenuto da Bruno Matroianni, che trattava di questo argomento. Molto interessante.
Sono più propenso a credere che non sia un fenomeno legato a questo momento storico, ma dovuto all’ignoranza e all’inciviltà, molto presenti nel nostro Paese.
Lo penso anche io, anche se in particolari condizioni si accentua questo fenomeno
Se necessarie le risposte scritte con gentilezza e rispetto non solo disinnescano il degrado della conversazione, ma insegnano pure che il dissenso può essere manifestato e soprattutto argomentato con il ragionamento e la pacatezza.
Molto spesso serve infatti. Poi ci sono i casi totalmente fuori controllo
Quel “muoriii” dimostra solo una mente disturbata… sarebbe in un certo senso comprensibile se tu scrivessi di politica, ma nel marketing? Qual è il perché?
In passato anche io ho risposto per le rime. Poi ho visto che la situazione peggiorava senza arrivare a nulla e non l’ho più fatto.
Non approvo ovviamente certi commenti ma rispondo in privato invitando la persona a usare rispetto e educazeducazione in casa altrui.
In effetti lo scontro è ciò che cercano, meglio non dargli soddisfazione
Questo articolo arriva, via newsletter, dopo che un’amica è stata offesa pesantemente in un commento a una sua opinione, e presa nel mezzo anch’io. E ho seguito lo stesso schema: rabbia, tentazione di rispondere, presa di coscienza che non servirebbe a niente, decisione di lasciarlo lì, visibile senza risposta. Perché a volte la miglior risposta è non rispondere affatto. Il tema era già stato ampiamente sviluppato, sarebbe stata una risposta inutile. In altri casi ho risposto pacatamente, spiegando meglio i concetti, e quando il troll (hater non mi piace, troll rende meglio l’idea :D ) ha rincarato la dose ho anche eliminato il commento.
Bravissime, avete fatto bene!
Mi è capitato di ricevere commenti offensivi e risposto male la prima volta, col tempo ho capito che ne vale la pena, però ho notato che anche quando viene offeso qualcuno dei miei contatti mi arrabbio, penso a quella pesona come può rimanerci male e faccio fatica a trattenermi
E’ facile non rispondere ad un commento iniziale aggressivo ma cosa fai nel caso in cui inizialmente i commenti sono pacati e razionali e dopo uno scambio di battute nel bel mezzo della conversazione si scade? In questo caso è difficile farla morire lì.
Chi “scade” scade da solo. Tu continua col tuo modo pacato e rilassato e se continua smetti di rispondere. Chi arriva dopo penserà che non sei tu l’imbecille ;)
Grazie Riccardo, sono piuttosto impulsiva e mi verrebbe da rendere pan per focaccia. Ho capito che questo non porta niente di buono. Mi sento, però, di dover spiegare che nei miei social si può dissentire, anzi questo comporta un dialogo e una crescita, ma si può fare soltanto in modo gentile ed educato.
Perché ho notato che la rabbia è contagiosa, se uno fa un commento rabbioso dopo poco arrivano altri che fanno la stessa cosa. Credo che chiarire sia anche un modo per far capire a chi commenta che non ha usato il tono giusto.
Sei d’accordo?
Non si risponde mai per far cambiare idea a chi ci attacca, lo facciamo per chi legge la conversazione. Come vuoi apparire a questi? Come quella calma che argomenta o quella arrogante che insulta?
Sono passati molti mesi da quando è stato scritto questo articolo, ma non è passato un giorno senza che io pensassi quanto corretta sia l’analisi e le deduzioni esposte. Ti auguro di avere un centesimo per ogni commento poco appropriato che leggo sui social; in pratica, caro Skande, ti sto augurando di vivere di rendita.
Ma grazie amico mio!