Quando parliamo di reputazione personale indichiamo l’impressione di affidabilità e credibilità di un determinato soggetto nell’ambiente sociale e lavorativo in cui opera. Ad oggi non esiste un metodo rapido e affidabile per misurare la reputazione, anche se recentemente con gli strumenti digitali si può tentare di quantificare “feedback” e “sentiment”, ovvero estrarre dati e segnali che ci permettano di avere una misura delle percezioni generali relative a un soggetto.
Senza scomodare la serie TV “Black Mirror” o la recente dichiarazione del governo cinese, che vorrebbe introdurre un sistema di misurazione del “Credito Sociale” per identificare l’affidabilità di una determinata persona, oggi in occidente esiste già un metodo di misurazione della reputazione. Anche se non è ancora disponibile un’app che ci consenta di ottenere in pochi secondi il “punteggio” di una determinata persona è possibile sapere se è un “cattivo pagatore” consultando la Centrale Rischi Finanziari (CRIF). Con poche decine di euro e una rapida ricerca online si può comprenderne il temperamento, la competenza e ciò che ne dicono gli altri.
Se possono misurarti lo faranno
Lasciamo tracce di noi ovunque e la rete non dimentica. Proprio come accade per un ristorante o un hotel, prima di fidarci di qualcuno possiamo verificare profili, contenuti e comportamenti. Questi tre elementi compongono un quadro della situazione molto accurato per chi li sa leggere e fanno la differenza all’atto della decisione.
Non si vendono prodotti attraverso il numero di follower o i fan di Facebook e non si ottiene un lavoro se non si viene giudicati affidabili. La reputazione è l’elemento chiave che viene prima di qualsiasi strategia commerciale o di posizionamento personale. In un’economia basata sulla connessione, le aspettative che gli altri ripongono in te sono il vero valore che possiedi.
Alcuni si illudono di non far parte della partita attraverso l’assenza dai social o con un account a nome falso. Sfortunatamente anche non essere presenti è un segnale che potrebbe essere interpretato come una pessima predisposizione alla socialità o il desiderio di nascondere qualcosa.
La reputazione è scandita dal tempo, quello che dici, fai e proponi giorno dopo giorno. Non si stabilisce con un singolo contenuto, ma si può ledere con un singolo commento. Quindi, se la reputazione è così fragile, il modo migliore per alimentarla è lavorare su se stessi ed essere anziché apparire. Perché quello che sei lo sarai sempre, quello che appari ti sarà difficile mantenerlo a lungo.
Comincia a pensare già da oggi alle percezioni che dai, alle relazioni che intrattieni e alla qualità di quello che pubblichi, perché puoi essere rifiutato per un dettaglio, contattato per un ottimo contenuto o adorato come una “rockstar” del tuo settore.
C’è un legame molto stretto tra reputazione e impressione online, un po’ come nella vita reale. Per quanto ti possa impegnare per dare una determinata impressione di te nel tempo verrà sempre fuori la tua vera natura. Credo che una delle tante variabili che influenza “l’impressione” che dai di te stesso è il “Tone of voice”. Poi sicuramente è molto importante parlare sempre ( o almeno spesso ) di argomenti appartenenti ad una stessa nicchia in modo tale da poter risultare più facilmente “autorevole” su quella nicchia.
Che ne pensi?
Fondamentale, direi!
Valide considerazioni. Un tempo non c’era Klout? Io l’ho seguito un po’ e poi abbandonato. Era una specie di precursore delle analisi che dici giusto?
Il Klout aveva obiettivi (ha perché c’è ancora) ambiziosi: valutare il grado di influenza di una persona. Qua si sta parlando di affidabilità per ottenere lavoro, mi sembra più importante ai fini del vivere e lavorare
Forte di questa consapevolezza, insieme ad una associazione sto lavorando (e promuovendo) ad un modello per misurare e comunicare i comportamenti sostenibili ed etici (nella più ampia accezione del termine) di persone, imprese, eventi, Comuni, etc… È un modello di crescita e di credibilità crescente basato sulla comunicazione trasparente; ad oggi trovo ancora molta reticenza verso questo tipo di approccio. Sembra che la reputazione e i comportamenti non debbano essere comunicati, si abbia paura a farsi vedere per quel che si è, si cerca infatti più di apparire. Non sarà così ancora per molto.
Sii te stesso e migliora te stesso!
Semplice onesto umile e fiducioso!
Proiettato nella opportunità che la vita è e ci da!
Al diavolo la stupidità!
È un po’ triste vedere …e fa pure arrabbiare, che chi non ti ha pagato un lavoro, o un servizio continui a postare “amabilmente” e imperterrito sui social le foto di luculliane grigliate innaffiate con vini di cantine rinomate descrivendo, con dovizia di particolari, sulle specifiche DOC… ti verrebbe da commentare con poco edificanti, pubblici, epiteti.
Si finirebbe però per sporcare anche la propria immagine.
Meglio forse il passaparola diretto, molto più lento di un flash, ma molto più efficace nel tempo per consolidare una (cattiva) reputazione.