Il “social network” Path, ancora sconosciuto in Italia ha raggiunto i 9 milioni di utenti (un milione solo nell’ultima settimana).
Il successo improvviso di questa piattaforma, esclusivamente basata sul mobile, combina il meglio di Facebook, Twitter e Instagram in una singola applicazione disponibile per iPhone/iPad e Android.
Inizialmente rilasciato in USA nel novembre 2010 solo per iPhone, nacque come piattaforma di photo-sharing limitato, la sua fortuna è stata includere le funzioni di messaggistica in stile WhatsApp. L’icona ricorda molto Pinterest.
Dave Morin , CEO di Path, ha sottolineato che questo nuovo social network offre qualcosa che va al di là di ciò che Facebook offre ai suoi utenti: l’intimità:
Volevamo costruire un social network per incentivare il rapporto con gli amici e la famiglia a un livello più profondo.
Nel percorso l’idea è di non avere un gran numero di amici o seguaci, ma un piccolo numero di quelli più intima e stretta. Questo è ciò che distingue percorso conosciuto finora, e così egli ha offerto ai clienti come il social network più intimo e personale.
L’ho provato negli ultimi giorni e devo ammettere che ha i suoi punti di forza. Il primo e che se si vuole tenersi in contatto con amici e parenti stretti con cui condividere musica, foto e qualsiasi cosa si stia facendo è l’ottimale, notevolissima l’interfaccia che rappresenta lo stato dell’arte in questo genere di applicazioni, al pari di Google Plus. Dimenticatevi la folla di Facebook e Twitter, la dimensione in cui ci si muove è molto intima, più simile ad un gruppo di WhatsApp superaccessoriato con gadget di ogni tipo, dopo aver incluso qualche vostro amico vi accorgerete immediatamente che per una gratificante esperienza d’uso è meglio non avere più di qualche decina di (veri) amici.
Interessante, anche se, in un certo senso, è la sconfessione del concetto di social network così come siamo abituati a vederlo (ed osannarlo)
Evidentemente la dimensione di comunità virtuale ed allargata ha assunto la valenza di un fenomeno straniante e straniato, ingestibile nella sua vastità ed anche “freddo” per lo sfrenato e paradossale solipsismo di alcuni (molti) frequentatori.
I promotori senz’altro sono avveduti investitori, ma un’iniziativa di successo è tale solo se incontra un desiderio o un’esigenza. L’estensore dell’articolo scrive:
“Dimenticatevi la folla di Facebook e Twitter, la dimensione in cui ci si muove è molto intima, più simile ad un gruppo di WhatsApp superaccessoriato con gadget di ogni tipo, dopo aver incluso qualche vostro amico vi accorgerete immediatamente che per una gratificante esperienza d’uso è meglio non avere più di qualche decina di (veri) amici.”
Io la trovo una implementazione abbastanza inutile di una cerchia amicale che, a questo punto, funziona già benissimo, anzi meglio, con la tradizionale frequentazione diretta. Quello che mi interessa è il dato antropologico che emerge dal target che questo Path pretende di servire.
I social network non sono più una novità assoluta, ma forse si danno un po’ troppo per scontati. Non tutti, evidentemente si sono attrezzati adeguatamente per il passaggio ad un a diversa socialità.
Secondo me è già passato il treno per Path affinché possa essere un prodotto leader del mercato social.
Oltretutto anche Facebook ha iniziato come “strumento da reunion di vecchi amici/compagni” per poi allargarsi clamorosamente anche a persone mai viste prima.
Il modello “social per amici intimi” non ha più molto senso di esistere…
Io ho provato Path l’anno scorso ma l’idea di coinvolgere i (veri) amici/parenti, far condividere qualcosa su tale social, convincerli a postare la foto sia su Fb sia su Path… è un’impresa davvero troppo ardua per me :-) Ho desistito.
Onore e merito all’interfaccia: concordo con @skande che sia bella, accattivante e molto pulita…
per me funzionava benissimo Messenger, l’unico strumento comodo e davvero privato per restare in contatto, si poteva anche tenere un blog visibile solo ai contatti dove postare foto, video, pensieri, senza limiti, era perfetto no?
la gente ha abbracciato i social network per moda e perchè fondamentalmente hanno saputo stuzzicare molto bene l’esibizionismo insito nell’uomo contemporaneo