La maggior parte di chi inizia con un canale YouTube, un blog, un profilo LinkedIn, un podcast o una newsletter smette prima di aver pubblicato venti contenuti. Il motivo è semplice: non hanno prodotto nessun risultato rilevante. La stessa dinamica avviene in altri contesti: a gennaio, le palestre sono piene di iscritti con buoni propositi per l’anno nuovo, che poi però non rinnovano il mese successivo.

I risultati importanti nella vita sono per lo più asimmetrici: se ci metti un chilo di sforzo, dall’altra parte uscirà solo un grammo di beneficio. La prima cosa che chiedo a un cliente a cui faccio consulenza è: “Quanto ‘budget’ di tempo puoi/vuoi dedicare al tuo progetto?”. Fare marketing significa coltivare la fiducia, un raccolto che arriva solo dopo una lunga e paziente opera di comunicazione quotidiana. Quando ho iniziato nel 2012, c’erano meno concorrenza e molto meno pubblico, ma sono stati necessari otto mesi di pubblicazioni quotidiane affinché qualcuno si accorgesse di me.

Investire nella propria comunicazione significa sperimentare contenuti, piattaforme, registri stilistici e misurarne gli effetti. Lo stesso principio si applica al capitale di rischio. Gli investitori firmano assegni a centinaia, se non migliaia, di startup perché capiscono che un successo può compensare tutti i casi che non hanno funzionato. Gli editori pubblicano cento libri nella speranza che almeno uno diventi un best seller. Chi investe in arte acquista opere di moltissimi giovani talenti, augurandosi che tra loro ci sia il nuovo Andy Warhol. La stessa cosa vale per la musica o qualsiasi ambito nel quale il successo è un fattore in cui il talento incontra i bisogni e l’attenzione del pubblico.

Il tempo e l’investimento fanno la vera differenza tra chi riesce e chi no. Ogni impresa umana contiene almeno un ostacolo: più questo è grande, più rigida diventa la selezione.

Potremmo quindi definire l’ostacolo come l’origine del successo, perché innesca il fenomeno della scarsità. In qualsiasi settore o mestiere in cui si manifesti, l’ostacolo riduce il numero delle persone che hanno iniziato l’attività, seleziona i professionisti dai dilettanti e pone chi lo supera in una condizione di vantaggio competitivo reale. Soprattutto nel marketing.