Se state leggendo queste righe significa che fate parte dell’esiguo 10% di chi va oltre al titolo.
Sono consapevole che tra di voi rimanenti c’è una buona parte di lettori che legge e non comprenderà il senso di quello che sto scrivendo, la colpa, molto probabilmente è solo mia.
Quello che è accaduto venerdì scorso mi ha impressionato e fatto riflettere.
Andrea Girardi, stimato HR specialist di fama, ha scritto un post sul suo blog indicando me e il mio socio Rudy come “FUFFARI“.
Come potete immaginare a prima vista non è un complimento. L’autore ha giocato abilmente con le parole e molti, dopo averlo letto, l’hanno interpretato come un attacco nei nostri confronti.
Nulla di tutto ciò, come scrive l’autore:
…se la preparazione prima, e la professionalità poi, sono cose che possiamo imparare abbastanza in fretta, ed a cui abbiamo già dato (si spera) l’importanza che meritano, se comunque tutti ci ricordano quanto siano indispensabili, purtroppo nessuno pensa quanto fare il fuffologo sia altrettanto necessario…
Fuffari, spiega Andrea, si diventa per necessità di approccio, proprio come avviene fuori dalla rete: “…basta provare, io l’ho fatto: una domanda in privato o pubblica e puoi essere appena sbarcato sulla rete o essere un influencer, avrai sempre la loro disponibilità…”.
A questo post ne sono seguiti altri, come quello di Giorgio Soffiato su MarketingArena, che commenta:
… volevo solo dirvi che non mi comporterei mai come Rudy e skande, ma solo perché sposo un modello diverso di dialogo e probabimente tratto altri temi, ma volevo dirvi con altrettanta forza che io sto con Rudy e skande, che forse lavorano meno dei più blasonati colleghi, ma di cui ho visto la potenza in aula o il dominio dello strumento…
Uno che la sa lunga ha scritto: “Il marketing consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento dei bisogni umani e sociali”, questa definizione è la strada maestra su cui si basa la materia che stiamo analizzando. Il nostro operare va proprio in tal senso: abbiamo un’agenzia che crea relazioni e conversazioni e lo facciamo per chi acquista i nostri servizi, ma se lo facciamo per il cliente perché non possiamo farlo allo stesso modo anche per noi stessi? Immaginate un tipografo sprovvisto di suoi biglietti da visita, oppure un calzolaio con le scarpe rotte. Come possiamo dimostrare ai nostri potenziali clienti cosa sappiamo fare se per primi non lo facciamo per noi stessi?
Prima del ROI, KPI, slide, diagrammi e analisi statistiche deve esserci necessariamente il contenuto. Quello che la gente vuole è un contenuto creativo ed emozionale che sappia creare coinvolgimento.
Il web, nella brutta definizione di “duepuntozero“, è impostato tutto su reputazione, conversazione, gestione delle community e viralizzazione dei contenuti.
Se tutto questo è FUFFA noi cerchiamo e cercheremo sempre più, di essere i migliori tra i FUFFARI!
A mio parere (immodesto come tutti i pareri di questo mondo, a causa tra l’altro, della mia totale mancanza di titoli per parlare) la fuffa sul net è come l’aria nell’atmosfera. Più che considerare quanto pesa, sarebbe il caso di sottolineare che serve per vivere, e che senza si muore. Individuata poi Fuffa come “reputazione, conversazione, gestione delle community e viralizzazione dei contenuti”, come fa Skande, non rimane che trovare un’altra parola, meno dispregiativa e forviante.