Come ragiona un nerd? Dicendo “nerd” intendo qualcuno che non abbia aderito al metodo accademico del “prima imparo, poi eseguo”.
Nell’informatica e nella comunicazione si verificano talmente tante innovazioni che è impossibile impararle attraverso i metodi della formazione classica. Per riuscire a stare al passo serve un atteggiamento di adattamento rapido ai cambiamenti.
Come si comporta un “nerd”?
Alla base di tutto c’è una grandissima passione verso un determinato argomento, che ti permette di non porre limiti al tempo che ti occuperà. Il tempo è una risorsa finita che potrebbe trasformarsi nella migliore scusa per non dedicarsi ad un attività.
Un “nerd” impara attraverso l’esperienza e gli errori, non si basa su un modello imposto, ha un problema da risolvere e l’accesso alle informazioni che gli servono.
La sua conoscenza si modella attraverso test e verifiche. Il noto loop “crea, misura e perfeziona“.
Essere un “nerd” significa avere l’ossessione per i risultati pratici e lo studio ha il solo fine di raggiungerli.
La conoscenza è cumulativa. L’intelligenza è selettiva
A volte la conoscenza è un limite, ti pone su un piedistallo sul quale hai la certezza di essere nel giusto. Al contrario, ritenere di non conoscere ti consente di mettere in dubbio tutto ciò che pensi e quello che hai visto fare da altri.
Nel mondo digitale odierno non ti mancano le informazioni, anzi sei sopraffatto dalla loro quantità; ciò di cui hai bisogno è riuscire a dare a queste un senso.
“In un mondo del genere, l’ultima cosa che un insegnante deve dare ai propri allievi sono le informazioni. Ne hanno già troppe. Invece, le persone hanno bisogno della capacità di dare un senso alle informazioni, di distinguere tra ciò che è importante e ciò che non è importante, ma soprattutto, combinare le molteplici informazioni in un quadro generale del mondo” – Yuval Noah Harari
Molti rimangono delusi leggendo il mio Blog o i miei libri, perché non insegno la pratica. Mi dicono: “puoi scrivere un articolo su come fare lead generation attraverso Facebook?”.
Ma davvero hai bisogno di queste informazioni? Sono talmente facili da reperire che mi sentirei stupido a scriverle. Se è questo che cerchi ecco il link!
Ai miei corsi insegno come si diventa “nerd”. Descrivo i problemi e indico una possibile soluzione. Ma avverto: “Questo è il mio metodo, tu devi cercare il tuo”.
Puoi studiare tutto sulle biciclette, puoi apprendere la storia e un mucchio di nozioni tecniche. Puoi guardare molti video su YouTube e seguire i consigli dei più grandi ciclisti. Tuttavia è improbabile che tu possa diventare un ciclista senza montare in sella.
È quello che ho sempre cercato di fare anche io con il mio blog di moda. Non ho mai consigliato alle mie lettrici come vestirsi. Piuttosto cercare uno stile, il proprio. contaminiamo il mondo di cose belle è il mio mood. Ma evidente faccio ancora molti errori che non riesco a capire.
Un caro saluto.
A
Bravissima, evitiamo di creare inutili e inefficaci repliche!
Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo. Lo puoi solo aiutare a scoprirla dentro di sé.
Galileo Galilei
E’ la frase con cui inizio spesso i miei incontri di formazione e mai come oggi è assolutamente vero ciò che scrivi Riccardo (come al solito tra l’altro ma sono un po’ di parte con te, me ne rendo conto!)
grazie dell’ennesima pillola di consaapevolezza
Grazie Marco, sempre gentilissimo!
Il paradosso è proprio questo: puoi montare in sella ed essere “uau” ma, poi, puoi dimostrare di avere una certificazione rilasciata da un ente accreditato e iscritto al registro delle “due ruote con furore”? Noooooo??? Allora mi dispiace, sei bravo ma non esisti.
Un po’come quando gli annunci di lavoro recitano “cercasi apprendista con esperienza”. Viviamo nell’era del paradosso: da una parte l’esasperazione del “senso”, dell’empatia, della resilienza (l’immateriale), dall’altra l’indispensabilitá del materiale, di qualcuno che confermi, che si prenda la responsabilità di dire a tutti chi sei altrimenti, semplicemente, non esisti.
Semplice considerazione, assolutamente nulla di polemico, anzi, è bello parlarne e aver modo di leggere articoli come i sui, articoli che “illuminano a giorno” l’importanza della pratica, del fare, del buon vecchio “rimboccarsi le maniche”.
“Rimboccarsi le maniche” è la via! Grazie Raffaella
Grazie Riccardo, questa lettura mi colpisce molto e mi ha fatto tanto riflettere. Diciamo pure che sono una giovane ragazza che sta iniziando ora ad uscire dal suo guscio di paure e insicurezze e a lanciarsi un po’ di più. Trovo i tuoi post molto interessanti e pieni di spunti per me in questo momento. Nel leggere la tua riflessione ho pensato che allora anche i grandi erano nerd; per citare due dei miei preferiti Galileo e Leopardi. Loro, come tanti altri autori che hanno fatto grandi cose (deformazione da classicista hehe), si sono lanciati e soprattutto hanno sperimentato , senza per forza “restare nei binari”. Ricordo di aver letto un passo dove Galileo criticava i colleghi che si limitavano a studiare sui libri senza mettere il naso fuori nella realtà. Allora anche lui era un nerd!
Galileo e Leopardi erano “nerdissimi”. Bellissimo esempio, prima o poi qualcuno scriverà il libro: “Il valore dei nerd nella storia dell’innovazione”
A quasi 42 anni ho capito un po’ di cose tra cui:
1. Il management in tutte le sue declinazioni e’ una pratica (Minzberg). E quindi bisogna sporcarsi le mani con gli attrezzi per capire come funzionano, e come si sviluppano i processi su cui agiamo. Il management, in tutte le sue declinazioni, e’ empirismo allo stato puro.
2. Dopo i 40 anni oltre alla conoscenza devi puntare ad acquisire la wisdom (Deming) che nasce dall’esperienza pratica accumulata durante la propria carriera lavorativa.
Mi trovo d’accordo con quanto scritto da Riccardo, anche se di tanto in tanto qualche consiglio pratico (segreti del mestiere) va dato a chi lo merita.
Trovo che tu abbia ragione. Da gennaio infatti cercherò di farlo attraverso la newsletter
Credo che “tra le righe” di questo articolo si possa scorgere un aumento costante del cosiddetto “disturbo dell’attenzione diffuso”. Maggiormente nei giovani internet/tuttologi si sta formando una nuova stirpe di conoscitori ma non esecutori (ahinoi), quelli che giustamente chiami nerd, Riccardo, sono sempre meno a mio avviso. La differenza tra chi si informa solamente e chi invece rende pratica la propria formazione fa’ la differenza in un mondo Digital sempre più caotico.
Ottimo articolo, contenuto davvero interessante!