Secondo il vocabolario, una persona influente è “chi ha influenza, credito, autorità; che è in grado di far pesare la propria volontà in un determinato campo”. Ovvero tutte le persone che hanno un grado di autorevolezza ben superiore alla media su un determinato argomento. Una persona influente in ambito artistico difficilmente lo sarà per gli attrezzi da giardino. Il grado di influenza, quindi, è determinato da alcuni fattori chiave declinati sul tema che si è deciso di approfondire e comunicare al prossimo.
Una cosa poco considerata è che per diventare influenti bisogna essere vulnerabili, assumersi dei rischi e accettare di essere sottoposti a critiche. La vulnerabilità è la strada da percorrere per ottenere il potere di influenzare le persone e il mercato. Pochi sono disposti a rischiare e quindi poche sono le persone realmente influenti. Come afferma Nicolas Cole in questo post,
“Vogliono essere influenti, senza essere diversi.
Nicolas Cole
Vogliono essere come tutti gli altri, ma distinguersi allo stesso tempo.
La vera influenza non si costruisce in quel modo”
Secondo l’autore ci sono tre principi fondamentali per essere un punto di riferimento. Il primo è il valore, un termine usato e abusato e che, come spesso accade, potrebbe apparire vuoto senza un’adeguata narrazione del suo profondo significato.
Lo spiego con un esempio: se tu facessi un post o un video dal titolo, “Essere influenti in tre “semplici” passi” e nel post dicessi a che ora postare l’articolo, quanti post scrivere ogni settimana e come aumentare i follower, avresti fatto il solito tutorial inutile che hanno già fatto in molti prima di te.
Il valore non lo puoi esprimere attraverso una formula, un tutorial o una ricetta magica, ma attraverso il ragionamento, la presa di posizione controversa o la messa in discussione di ciò che ti sembra inutile a dispetto del fatto che “fanno tutti così”.
Questo si chiama valore, che donato a chi ti vede o legge, ti farà apparire come una persona che, dispensandolo, è altrettanto di valore.
Il secondo è l’autorevolezza. Le persone tendono a credere a qualcuno che ha dimostrato di saperlo fare. Se parli di come aggiustare le auto senza aver mai preso in mano una chiave inglese, difficilmente sarai credibile. Se parli di marketing nel mondo dell’ottica senza avere un’azienda tua, in cui hai dimostrato che sai farlo in maniera eccelsa per te stesso, allora non sarai credibile in quel settore.
L’ultimo è la differenza. Non puoi distinguerti e farti ricordare se non hai forti elementi di diversità dal resto del mercato. Ma la differenza è uno stato scomodo che comporta rischi e critiche, uno stato in cui sarai amato e apprezzato ma anche, al contrario, odiato e deriso. La differenza è una materia che andrebbe opportunamente calibrata sulla tua persona, il tuo stile e ciò che realmente pensi e proponi.
Questa è la “ricetta magica” che spero non ti deluda. Essere influenti non passa attraverso la quantità di follower, le metriche della vanità o la quantità di contenuti immessi nel sistema.
Sei influente se quello che dici viene preso in attenta considerazione. Ad esempio: se pensi che quello che ho scritto sia una emerita cretinata significa che per te io non sono affatto influente. Comprendere questo concetto è semplice!
Chiarissima analisi che condivido.
Il personale atteggiamento è veicolare non concetti di persuasione ma di riflessione, con lo sforzo enorme e responsabile di farlo basandomi non sul “meglio per me” ma sul più attendibile (per fonti verificate e accreditate).
Il comunicatore però talvolta può essere efficace, nel senso di trascinatore per “fascino” ma non per comunicazione veritiera…
Giusta osservazione. Infatti spesso e volentieri cito persone, dati e fonti diverse nei miei post e nei miei libri. Non ho l’autorevolezza necessaria a sostenere qualsiasi tesi senza riscontri
Personalmente ti seguo perchè ti considero autorevole. Aggiungerei una citazione che mi sembra calzare ad una parte dell’articolo (non so chi l’ha detta): “tutti vorrebbero vincere una medaglia olimpica, ma pochi sono disposti ad allenarsi come un olimpionico”.
Vincere la medaglia olimpica è la sommità dell’iceberg, il talento riconosciuto che rende autorevoli è la parte emersa dell’iceberg, il duro lavoro è la parte immersa … senza la quale cade tutto il castello.
Hai ragione e aggiungo questo: mentre per vincere una medaglia olimpica sappiamo che è un mix di talento naturale e grande lavoro di allenamento fisico e mentale, diventare un comunicatore efficace non è chiaro a tutti quali siano le reali dinamiche e tecniche. Quindi si tende a copiare solo la parte esteriore rendendosi inefficaci
Se ripenso a come descrivi il valore mi ci ritrovo in pieno. Penso ai commenti che lascio qua e là sui post delle persone che seguo. Mettere (o scrivere) un semplice Mi piace senza argomentare è troppo riduttivo.
L’autorevolezza la cerco (e la trovo) nelle persone che – come te – confermano e rafforzano il mio modo di comunicare. La differenza è il fattore che ci rende unici e può essere un talento innato. Qualcuno diceva che “il lavoro più complesso è quello su sé stessi”, svolgerlo bene può essere assai faticoso, ma porterà i suoi frutti. Grazie per la tua saggezza; le cretinate lasciale pure ad altri…
Sai che si nota la tua crescita personale? Ormai è un po’ di tempo che ti osservo e lo noto moltissimo, segno che comunicare è un grande momento di messa in discussione di se stessi e di crescita
Sei l’unico influencer che conosco che fa questi ragionamenti chiari e lucidi, perciò hai tutta la mia stima
Perché non sono un influencer :D
Autorevolezza, come scrivi, è essere padroni del mestiere che vuoi divulgare, saper fare quello che racconti. Essere differenti è mantenere la tua personalità, essere te stesso, come anche tu dici spesso “creare il tuo personal brand”. Infine dare valore è essere utili, concretamente per chi ti segue. Ottimo articolo, come sempre del resto.
Grazie Roberto!
Effettivamente, uno dei motivi che finora non mi hanno portato ad aprire un blog, canale youtube, podcast, ecc. è proprio per questo timore del giudizio, l’uscire allo scoperto.
Ho addirittura pensato di fare un canale youtube dove al massimo si sente la mia voce e non mi si vede in viso, farlo magari con immagini che scorrono.
Uno dei grandi miti della comunicazione consiste “nell’uscire allo scoperto”. Una pratica che sconsiglio con tutte le forze. Molti si fanno male facendolo all’improvviso.
Devi uscire allo scoperto, ma molto gradualmente un passo alla volta, senza esagerare alzando man mano l’asticella della comunicazione e dell’esposizione. Comincia con piccole cose e man mano che prendi sicurezza alza il tiro ;)
Ciao Riccardo, leggo sempre con attenzione quello che scrivi, da quando ti ho sentito ad una trasmissione radio.
Offri sempre spunti di riflessione.
Nello specifico, l’invito ad uscire dal coro e’ importante, ma qualcuno potrebbe declinarlo nella maniera errata: per essere “famoso” mi basta andare sempre contro, fuori dal gregge.
E così nascono correnti di pensiero del tutto irrazionali, tanto c’e’ seguito..
Sempre con la metafora olimpica, non tutti possono vincere la medaglia, ma bisogna conoscere i propri limiti.
Questo sì che è un consiglio davvero prezioso e fuori dal coro! C’è ancora una speranza per chi crede nel fare le cose un passo alla volta, senza inseguire la chimera del “successo” tutto e subito. Grazie, ne avevo bisogno!