Il World Wide Web è stato concepito 25 anni fa, Sir Tim Berners-Lee che ha festeggiato il 12 marzo il quarto di secolo di questo strumento ormai indispensabile per le nostre vite.
Come sottolinea l’inventore, occorre fare ancora molto per la sua diffusione, solo il 40% della popolazione mondiale ne ha accesso e il restante 60% vive in una condizione di divisione informativa e sociale nei confronti di chi ha a disposizione questa tecnologia.
Chi vive in Europa e nel nord America, tranne rarissimi casi, non ha problemi; il collegamento è garantito a costi accessibili attraverso computer e sistemi mobili in continua evoluzione. Nei paesi meno avanzati e più poveri il digital divide non fa che incrementare questa condizione di povertà impedendo il progresso economico e sociale.
Secondo alcuni studiosi il web ha tra i pregi una maggiore diffusione della cultura della meritocrazia, gli strumenti per valutare le professionalità si sono ampliate e molte aziende, nate un un piccolo ufficio, hanno raggiunto fatturati da capogiro con buone idee ben sviluppate.
Il potere ai consumatori
Il web ha ampliato il nostro modo di interagire sia come individui che come gruppi. Le comunità non sono più limitate dalla loro posizione e questo ha avuto un profondo impatto sulla diffusione delle idee. Questa democratizzazione influenza direttamente il modo in cui ci informiamo e modelliamo le opinioni personali.
Le aziende stanno cominciando a capire che per diventare protagoniste nel mondo digitale dovranno dialogare in modo umano con il consumatore. Il digitale non è il mondo dei comunicati stampa e dei banner pubblicitari, ma della conversazione a doppio senso in cui i brand devono fare i conti con la quotidiana gestione della reputazione e saper fronteggiare il dialogo con il cliente in modo onesto e sincero.
Il comportamento umano è la chiave
Fin dalla sua nascita il web è stato concepito per dare l’opportunità a tutti di diventare delle voci di questo nuovo media, all’inizio è stato più complesso e solo alcuni più preparati tecnologicamente avevano questa possibilità, ora, con l’avvento dei social media tutti possono conversare e dire la propria opinione si qualsiasi argomento. Al centro delle conversazioni digitali ci sono le persone non le macchine, sembra una banalità ma a molti questo sfugge.
Se osservate bene, tutte le operazioni pubblicitarie che hanno funzionato sul web negli ultimi anni hanno messo al centro le persone le loro emozioni e le hanno coinvolte in un dialogo a doppio senso. Questa è una rivoluzione epocale di cui non potremo più fare a meno e che ha un “linguaggio nuovo” in cui di nuovo non c’è nulla: siamo esseri umani e parliamo ad altri esseri umani.
Condivido appieno con quanto hai scritto
secondo Amber CAse una Cyborg Antropologist le macchine.. paradossalmente ci stanno facendo diventare più umani, perché ci permettono di stare in contatto di più con le persone e co-creare contenuti immediati, cosa impensabile qualche anno fa. E’ sempre connessione “umana” ma fatto in modo diverso attraverso strumenti diversi