“Sai che lavoro faccio?”. Questa è la domanda cardine. Puoi chiederlo agli amici, alle persone connesse con te su Facebook o LinkedIn, oppure a chi ti manda una mail. Dalle risposte che ti daranno scoprirai per cosa potrebbero sceglierti o assumerti.
Se svolgi attività complesse o mestieri innovativi potresti scoprire che il “mercato” non comprende cosa offri e in cosa ti ritengono affidabile o un punto di riferimento.
Ed è una delle poche certezze del marketing: nessuno acquista ciò che non conosce e comprende.
“Da quando la prima povera mucca si è fatta bruciare la pelle da un cowboy paranoico preoccupato per i ladri, il branding è stato un campo emozionante, controverso e occasionalmente doloroso”
Seth Godin
Il cowboy scoprì presto che la carne delle sue mucche poteva accrescere o perdere valore in base a quanto fosse noto al mercato e lo ritenesse affidabile. Essere riconosciuti per la qualità del proprio servizio, per le garanzie offerte o sulla base della posizione è un’attività a cui devi dedicarti quotidianamente. È troppo facile per chi ti osserva cercare informazioni e riscontri su di te, in un’epoca in cui le informazioni sono sempre disponibili, tascabili.
Puoi aspettare che il passa parola si inneschi lentamente in modo naturale o puoi favorirlo comunicando in modo costante, corretto e semplice le informazioni importanti che vuoi arrivino al mercato.
Nessuno lo farà per te, è una tua necessità. Se comprendono chi sei, cosa fai e quanto può essere vantaggioso contattarti il resto è semplice – e discutibile – marketing.
e’ vero Riccardo… quando la gente non capisce, non acquista! se hai competenze trasversali e il tuo ruolo ruota intorno al marketing, comunicazione, vendita e relazioni i cui confini sono sempre meno definiti e le competenze sempre più integrate è difficile presentarsi poiché i vecchi schemi sono duri a morire, anche nella mente degli imprenditori che spesso intuiscono qualcosa ma non sempre comprendono le potenzialità. La necessità e la responsabilità di una corretta presentazione, ahimè o per fortuna, è sempre la nostra… grazie per il post che mi ha fatto riflettere.
Grazie a te Francesco!