Negli ultimi tempi mi è stato commissionato da un paio di aziende il compito di trovare alcuni blogger al fine di coinvolgerli in diverse attività promozionali oppure invitarli ad eventi.
E’ risaputo che un blogger verticale su un determinato settore può far avere visibilità attraverso i suoi contatti, lettori e aver maggiore probabilità di posizionare il contenuto promozionale nelle SERP del motore di ricerca. L’operazione ha un costo contenuto per l’azienda, un blogger lo si coinvolge con qualche centinaio di euro.
Capire la potenzialità e quanto riescono ad esprimere in fatto di coinvolgimento e seguito, senza poter accedere alle statistiche dei blog presi in esame, richiede l’occhio esperto di un altro blogger.
La mia tecnica per valutare il blogger parte dalla struttura del blog, la cura con cui è stato realizzato e la capacità di esposizione dei post e le immagini a corredo. Una delle cose che guardo subito sono i titoli, il titolo è uno degli elementi chiave che fanno il successo di un post, come ho scritto precedentemente, sbagliare il titolo significa non riuscire a catturare l’interesse e ottenere visite sul sito. Ho maturato in questi anni una certa esperienza a riguardo e ormai sono abbastanza in grado di valutare se il blogger è in grado di scriverne di efficaci ad attirare pubblico.
Durante la valutazione non nego di avvalermi di strumenti non molto affidabili come Alexa, molti non saranno d’accordo, i limiti di questo strumento sono evidenti, ma danno comunque un’indicazione di cui tenere conto. In linea di massima se il blog rientra tra i primi 100.000 siti è interessante, se non è presente nel primo milione di siti classificati qualche problema c’è.
Il PageRank è un’altra variabile da considerare, se il blog ha più di 4 nella index è segno che è ben posizionato su Google e ha una buona popolarità.
Ultimo ma non meno importante step della valutazione è capire quanto sia energica la sua conversazione sui social network. Normalmente non mi baso sull’ultimo post inserito ma verifico le condivisioni di quelli precedenti, in base al numero dei suoi seguaci e alla quantità di condivisioni ho un quadro completo di quando è efficace nella comunicazione e la quantità dei follower attivi.
Ho verificato moltissimi blogger del mondo travel, food e fashion, che appaiono in classifiche in cui vendono definiti come profeti, sciogliersi come la neve al sole. Alcuni hanno fanpage con decine di migliaia di fan inattivi, account Twitter in cui nessuno li menziona e postano una volta al mese quando va bene. In molti casi si sostengono tra loro a suon di like e condivisioni, ad un occhio attento è facile “sgamarli”.
Purtroppo la quasi totalità dei blogger non vive grazie al loro blog ma sempre più aziende in futuro li coinvolgeranno e il pericolo di pagare un blogger inefficace è dietro l’angolo.
Ciao Riccardo, quello che dici non fa una grinza…
ma sono dubbioso sul top 100.000 di Alexa sia per la sua inaffidabilità mostruosa, sia perchè se uno è davvero verticale su una nicchia italiana non può sperare di essere cosi in alto.
io di solito bado più a cose tipo il posizionamento per le parole chiave che servono a me… ti faccio un esempio: http://www.cocooa.com non ha PR 4, non è nei top 500mila eppure ogni articolo in 3-4 ore e nella SERP di google e con le long tail di prodotti specidici spesso ha scalzato anche Amazon.it – uso il passato perchè è 4 mesi che non sto più controllando molto
Ciao Manolo,
ad occhio e croce al tuo blog attribuirei non più di cento visite univoche al giorno.
Dimmi se ci ho preso :D
Avvalersi di bloggers a pagamento aiuta certamente la diffusione ma mi pongo e vi pongo una domanda: credibilità per un’azienda è basata solo sul parlare bene o male? A mio avviso c’è molto altro, come ad esempio la qualità non solo del prodotto ma del servizio offerto tra cui anche il customer care che oggi sempre più deve presidiare la rete. Un blogger a spot non fa primavera, il blogger deve essere interno non solo per scrivere contenuti ma anche per rispondere a richieste nella rete e ancor meglio avere qualcuno come un social media analyst che verifichi on line la credibilità, il sentiment in base a vari parametri.
Premesso che si tratta pur sempre di riferimenti superficiali che poi vanno approfonditi, tu come valuti Klout e altri strumenti similari?
Klout, Peerindex e Kred tentano di fare una cosa complessa come stabilire un punteggio su base numerica riguardo al tasso di attività e di engagement. Ora come ora sono inaffidabili come una Fiat Duna del 1986, in futuro potrebbero diventare un buon indicatore ma non è affatto facile stabilire quanto uno sia capace di propagare e di chiamare all’azione il pubblico
Gentile Riccardo
grazie per il suo post. Ultimamente ho sentito di blog anche molto seguiti nel mondo travel che utilizzano tool per ingaggiare nuovi followers su twitter, devo dire che mi sono alquanto demoralizzata, io che i miei 5000 followers li ho visti crescere e ringraziati quasi uno ad uno. Inoltre vedo blog che si vantano di essere in quella o questa classifica fra i primi posti che fanno esattamente quel che dice lei, nel migliore dei casi catene di Sant’Antonio del blogging come le definisco io, nel peggiore spam su tutte le bacheche di amici e non.
Ecco diciamo che oggi ha dato un senso ulteriore al mio essere in rete anche a costo di una grande fatica che ogni giorno mi fa dire: “mollo” poi però è più forte di me e continuo.
grazie elisa
Grazie, farò tesoro dei tuoi suggerimenti. Purtroppo il mio blog è piccino, con poca influenza e si occupa solo di arte contemporanea, per cui il lavoro è lungo e faticoso, nonostante questo sono in contatto con vari musei e vengo invitata in alcuni eventi come blogger di settore. Spero ci sarà un giorno una qualche linea guida per le nicchie piccine come la mia! Grazie
Ciao Riccardo, come sempre centri il punto con i tuoi post. Commento dopo aver letto il post qui sopra di Elisa. Capisco bene a chi si riferisce dato che faccio parte anche io del mondo del travel blogging e… non è difficile “riconoscersi” dai :)
Credo si debba anche menzionare il fatto di un blog di avere o non avere dei collaboratori. Ormai tantissimi blog si avvalgono di collaboratori esterni, perché non riescono a fare tutto e perché, in qualità di influencer nel loro settore, vengono chiamati da una parte all’altra d’Italia (e non solo). Alcuni blog si sono rifiutati categoricamente di prendere collaboratori, altri invece ingaggiano anche i proprio follower, magari quelli più affiatati, pur di avere contenuti in più, ma spesso questi ragazzi sono alle prime armi, non sanno quello che fanno.
In questo caso Riccardo, come valuti il blog? Ha spessore per te questo aspetto?
Grazie