Stimolato dal confronto con l’amico Mirko Maiorano su Twitter, dico la mia sull’approccio che ritengo corretto alla gestione dei collegamenti su LinkedIn. Come è meglio comportarsi? Dobbiamo chiederli, accettarli, collezionarli o fortemente selezionarli?
Mentre su Facebook o altri social è importante selezionare un pubblico interessato ai contenuti, pena il fallimento dei test algoritmici che la piattaforma esegue per comprendere se abbiamo creato qualcosa di rilevante, su questo “social professionale” è molto meno importante, purché cerchiamo di ottenere un pubblico che comprenda la nostra lingua e il nostro contenuto.
Partiamo dai fondamentali. LinkedIn è un “social” diverso, di cui emergono almeno tre importanti caratteristiche.
- La prima è il profilo. Costituisce di fatto una “sales page” e ha senso solo se porta alla “conversione” che su questa piattaforma, si concretizza con la generazione di un collegamento e il relativo contatto diretto attraverso la messaggistica interna.
- La seconda peculiarità consiste nel comprendere che abbiamo a che fare con il più grande motore di ricerca di profili professionali esistente (in occidente). Come tutti i motori di ricerca è regolato da un algoritmo che stabilisce il tuo posizionamento nei risultati in base al soddisfacimento di determinate variabili.
- Ultima caratteristica, ma non per ordine di importanza, è che parliamo di una piattaforma di social networking, in cui i contenuti prodotti catturano l’attenzione e generano la considerazione del pubblico che ne fruisce.
Questi tre elementi, collegati tra loro, dovrebbero indurre a progettare lo stile e i comportamenti più corretti da adottare su questo strumento comunicativo. Al centro di tutte le operazioni che possiamo fare da utenti ci sono la gestione del profilo, la generazione di contenuti e le conversazioni con i collegamenti.
Il fine ultimo per cui crei un profilo su LinkedIn è ottenere conversazioni profittevoli nella messaggistica interna in cui devi essere collegato con l’interlocutore, oppure aderire alla versione a pagamento con cui potrai mandare “freddi” messaggi inMail, spesso poco graditi.
Parlando di contenuti e della loro rilevanza algoritmica per la distribuzione organica (non a pagamento), più persone interagiscono con questi e maggiore è la loro distribuzione. Questo significa che più numeroso è il tuo seguito, maggiore sarà la possibilità che veda il tuo post nella newsfeed.
In definitiva, se ragiono da nerd, dati alla mano, rilevo che l’ampiezza della rete sia propedeutica all’ottenere maggiori conversazioni e una maggiore portata dei contenuti inseriti.
Osservando i migliori comunicatori della piattaforma non posso fare a meno di osservare che la quantità di collegamenti determina il successo dell’azione comunicativa. Ciò significa che se vuoi aumentare l’attenzione verso di te e i tuoi contenuti devi necessariamente espandere la tua rete.
Aggiungo un’ulteriore tesi a supporto. LinkedIn funziona sul principio dei “6 gradi di separazione” che nel mondo delle connessioni digitali si sono ridotti a tre. Un collegamento all’apparenza inutile può generare l’interazione con un contatto a cui non sei collegato, aumentando di fatto la probabilità che tu venga visto e preso in considerazione da qualcuno esterno alla tua rete.
Questo è il mio modo di intendere e interpretare questa piattaforma. Se qualcuno ha idee migliori o divergenti teorie, magari supportate con qualche dato e non guidate dalla frase “meglio pochi ma buoni”, sono pronto ad ascoltarlo e a cambiare idea nel caso mi convincesse.
Buongiorno Riccardo, condivido solo in parte la tua tesi, sono più propenso ad accettare connessioni in cui ho almeno la possibilità di sapere chi sono e non accettando tutti, comunque. Ho in attesa circa una trentina di richieste di connessione e tra queste ne ho diverse dove non c’è foto profilo, oppure non c’è headline, non c’è un Riepilogo che mi faccia capire di chi si tratta e davvero faccio fatica ad accettare queste connessioni. Per non parlare del messaggio personalizzato: inesistente. E’ vero che ogni contatto su LinkedIn porta con sé una “dote” di contatti ma penso chi può connettersi con qualcuno di cui non sai quasi nulla?
Dipende da quale risultato vuoi ottenere. Se vuoi collegarti con persone che conosci o che presumi di conoscere, va bene quello che dici tu Fabio. Se vuoi aumentare la tua visibilità, opportunità e l’attenzione questo stile “conservativo” non è funzionale. Dipende da te, dai motivi per cui stai sulla piattaforma
La penso come Te, caro Riccardo.
Meglio avere una platea più ampia rispetto a quella in target. Anche se ovviamente la base deve rispondere alle tue personas…
Trovo molto utile postare su argomenti anche diversi dal mio focus.
Leo
La platea si seleziona attraverso i contenuti, non leggendo le bio. Altrimenti io ho una platea di CEO presso se stesso :D
Dipende dall’uso che ne vuoi fare: più contatti comportano una maggiore platea ma anche una maggiore quantità di contenuti “in ingresso”, meno contatti equivalgono a una platea inferiore, ma contenuti “in ingresso” di maggior qualità (sempre che tu sia stato saggio nello scegliere i contatti :-) )
Dove per “contenuti in ingresso” intenti quelli che leggi nella newsfeed? Se fosse così, non l’ho mai letta, ho un feed su Feedly con 300 blogger tra americani e italiani che ogni giorno dicono cose interessanti, mi bastano questi. I messaggi di stato sono un ricettacolo di autopromozioni e frustrazioni varie che evito per non venirne contagiato :D
Vuol dire che non hai selezionato oculatamente i tuoi contatti :D
CMQ ti capisco, anche io ho le mie fonti extra-social network…. però essere un altro di quelli che parla senza ascoltare non mi aiuta a dormire meglio ;-)
ho una cura maniacale nell’ascoltare chi mi parla (attraverso messaggi e commenti), tuttavia ho la repulsione da newsfeed, ma è sicuramente colpa mia avendo collegato troppa gente :(
Addirittura “cura maniacale”!? Per questo adoro le persone che ascoltano a leggono. Sono una fonte inesauribile di crescita e di confronto.
Non ho dati alla mano per dimostrare quale sia il comportamento migliore sull’uso di LinkedIn. Posso raccontarti la mia esperienza. Avevo aperto anni fa il mio profilo, e la prima volta che un utente intuisce, iscrivendosi e che può essere un posto dove “registrare” e veder approvate da altri le proprie competenze lavorative. Non sempre rispecchiano la realtà (alcune delle mie le ho tolte). Quindi il profilo va senz’altro curato, per non apparire quello che non si è. Solo da un anno ho cominciato prima a frequentarlo, per leggere articoli (e quindi contenuti) scritti direttamente dentro LinkedIn. Sinceramente sto ancora cercando di capire, per un blogger, se può essere utile creare contenuti lì. Da quando ho cominciato a scrivere con una certa frequenza i miei post su Medium, ho visto che c’è stata una “selezione” quasi inconscia dell’uso dei Social Network da parte mia, credo dovuta al tipo di contenuti che produco. Scrivo su Medium e condivido su Facebook e LinkedIn. La mia rete di contatti su LinkedIn si è espansa in modo del tutto naturale, attirando l’attenzione di persone (a volte amici, a volte sconosciuti) che hanno gli stessi miei interessi. Quasi sempre accetto le richieste di contatto. Della visibilità sulla newsfeed non è che mi interessi molto. Condividere un contenuto in cui ci metto “l’aiutino da casa” citando una persona più conosciuta di me aumenta esponenzialmente la visibilità di quel singolo post. Però aiuta ad attirare contatti nella mia rete. Ho completamente dimenticato quello che ho messo nel profilo quando mi sono registrata e forse è un aspetto che dovrei rivalutare. Intanto vado avanti, giorno per giorno, ascoltando i consigli di gente come te, che sono sempre preziosi e meriterebbero più tempo e attenzione per perfezionarmi nella comunicazione.
Bravissima. Avrò chiesto poco più un centinaio di collegamenti sul mio profilo di LinkedIn. È il contenuto che ti profila. Certo che se elemosini il collegamento a chiunque respiri ti ritrovi un alto numero di persone che, come te, è in cerca solo di questo
In pochi casi ho chiesto io direttamente di potermi collegare alla rete di un contatto su LinkedIn. Persone -quelli che definisci “legami forti” – che non sono poi molti su LinkedIn, o che stimo, come te. Gli altri si sono avvicinati per i contenuti e i commenti. Non sono tantissimi, e su LinkedIn, come su Facebook, prima di accettare un’amicizia, cerco di guardare nel profilo chi “dichiarano di essere”. La presenza on line rispecchia assolutamente quello che sono nella vita reale.
Condivido pienamente questo approccio all’utilizzo di Linkedin, è il modo migliore per sostenere l’aumento della visibilità!
Ovviemente non è universale, solo un’opinione personale
Grazie Ale!
Ricordo quando all’università facemmo un incontro con un dipendente di LinkedIn (non ricordo che ruolo specifico avesse), che affermò l’esatto contrario: secondo lui la rete di contatti doveva essere solo di gente superselezionata, possibilmente persone che si conoscono di persona, in modo da avere contatti che possono fare una segnazione positiva al tuo profilo. Non stiamo parlando nemmeno di tanto tempo fa, LinkedIn si era già tolto la maschera di piattaforma di recruiting diventando un social in piena regola.
La cosa già all’epoca mi risultò straniante perchè se così doveva essere allora LinkedIn serviva a poco e niente. Leggendo il tuo articolo, invece, mi ritrovo nelle tue considerazioni: l’obiettivo non è trovare lavoro nella maniera in cui ci si registra su un sito e si fa application alle offerte in corso, ma farsi notare con i propri contenuti. E per farlo devo per forza tenere conto dell’algoritmo. Così come anche su facebook, instagram, twitter e tutti gli altri social.
Esatto Carla, non possiamo fare a meno di adattarci alla reale dinamica di funzionamento di LinkedIn!
Se ho capito bene: bisogna espandere la rete per fare in modo che i nostri contenuti vengano letti, consigliati e ricondivisi e arrivino nella newsfeed della persona giusta (recruiter, cliente, partner,…). Ma questa tecnica prevede che la nostra newsfeed non sia da leggere perchè sarà ingolfata da troppi contenuti e di qualità molto varia. Quindi se tutti fanno così: avremo le newsfeed piene, nessuno le leggerà ma avremo tanti collegamenti. Secondo me manca un passaggio. LinkedIn da la possibilità di essere collegati e di non seguire i contenuti. Io uso questa possibilità per non ricevere news da chi pubblica argomenti che non mi interessano. Secondo me Riccardo è la quadratura del cerchio del tuo approccio, in modo da continuare a dare valore alla newsfeed.
Ho iniziato un blog molto di nicchia (Scambio Termico) tre anni fa quando da dirigente di multinazionale fui “forzosamente” costretto ad aprire una mia attività di consulenza. Volevo che la gente che mi incontrava alle fiere di settore o durante i meeting presso clienti mi riconoscesse come un “guru” degli scambiatori di calore.
Ho promulgato il concetto di focus come Heat Transfer Specialist (no pompe, valvole automazione e “buzzicame vario” che sa da pagina 100 a pagina 200 ma quelle 100 pagine le sa benissimo. Ora il mio Blog ha superato le 75,000 visualizzazioni e un mio post su LinkedIn oltre le 19,000 visualizzazioni. Senza un’accurata cernita dei contatti ed un continuo “maniacale” aggiornamento dei contatti su LinkedIn non sarebbe mai stato possibile. In realtà dopo qualche anno, sono le persone che mi chiedono il contatto…