Ogni volta che pubblichi un contenuto è sottoposto ad una doppia valutazione. Deve incontrare l’esigenza di svago, oppure informativa, delle persone a cui ti rivolgi e deve soddisfare l’esigenza di rilevanza editoriale degli algoritmi. Sono due bisogni ben distinti che devono allinearsi affinché tu abbia un pubblico che ti presti attenzione. Le persone cercano informazioni o intrattenimento, gli algoritmi esigono che i loro utenti permangano più tempo possibile sulla loro piattaforma al fine di rivendere alle aziende la loro attenzione.
Come fanno gli algoritmi a valutare se hai un contenuto in grado di non far fuggire il loro pubblico?
Ti valutano attraverso una miriade di segnali (variabili algoritmiche); le più rilevanti sono tre:
- la percentuale di pubblico che, vedendo un tuo contenuto, clicca, lo salva o lo espande
- la quantità di tempo in cui ti prestano attenzione
- la famigliarità, la vicinanza fisica o la relazione che hai con i singoli elementi del tuo pubblico
Chi realizza questi modelli matematici ha compreso da qualche anno che non sono la quantità di link, le parole chiave, la quantità di testo o l’orario di pubblicazione a determinare se un contenuto è rilevante, ma che basta misurare le persone. Basta osservare la gente, le reazioni che hanno appena vedono te e quello che dici. Quanto sei in grado di intercettare le singole esigenze. Chi sei e quanto sei apprezzato o riconosciuto (branding) da ogni singola persona.
Quindi da ora puoi essere utile, attento e aprire le orecchie ai bisogni di chi vuoi fermare nella newsfeed o nei motori di ricerca. Coltivare una profonda connessione con chi si mostra interessato, rimanere coerente e soddisfare le aspettative di chi ti ha dato fiducia.
Non pensare più agli algoritmi. Questi modelli matematici ora sono succubi dei comportamenti umani. Si nutrono di essi.
Il problema nel fare tutto questo lo si pone quando sai chi sei e dove vuoi andare. Se non sai chi sei diventa ancora più difficile costruire la tua brand identity
Ahh sono d’accordo Alessandro!