So benissimo che non ci si dovrebbe mai fermare alle apparenze, ma purtroppo sono loro a dettare legge quando uno è distratto e ha fretta di valutare qualcuno che potrebbe diventare un dipendente, partner commerciale, fornitore o semplicemente un consulente.
Ho circa 3.000 professionisti collegati su Linkedin e ogni volta mi stupisco dell’unica immagine consentita a corredo del profilo, alcuni di esse sono veramente incredibili: c’è ci posta la foto vestito da crociato (immagino sia stata fatta ad una rievocazione storica), chi la foto del cane o gatto di famiglia. Chi la foto del figlio, oppure lui da bambino sporco di cioccolata, alcuni monumenti storici e simboli di partito; oppure simboli contro la caccia, per la pace, contro la guerra, per la legalizzazione delle droghe leggere e altre amenità inqualificabili.
Non servono particolari sforzi artistici, si tratta di una foto sola che vi ritrae in primo piano, magari in giacca e cravatta (per gli uomini), mentre le donne hanno qualche libertà in più e mi raccomando senza gli occhiali da sole. Nella foto dovrete apparire sorridenti ma non troppo e trasmettere sicurezza e simpatia (per quanto è possibile).
Alcune eccezioni sono consentite: chi fa un lavoro creativo, oppure basa il suo personal branding su un’immagine particolare già riconosciuta in altre piattaforme o blog può riproporla in modo da essere subito riconoscibile (io, ad esempio, utilizzo un’unica immagine lugubre, come la definisce la mia compagna, che mi contraddistingue da anni).
Alcuni non mettono la foto, se siete preoccupati per la vostra privacy allora il web non fa per voi.
A me piacciono molto quelle che mettono la foto di quando avevano 15 anni, in costume da bagno, con sotto il codazzo di commenti di “amici di webbe” broccolanti, che non notano che le signorine avevano 15 anni… 15 anni fa.
Non mettere la foto su Linkedin? A istinto, quando non vedo foto su un profilo penso semplicemente che sia un profilo non seguito – qualcuno che lo ha aperto e poi non ha mai aggiornato nulla o quasi.
Preoccuparsi della privacy su Linkedin mi sembra come preoccuparsi dell’acqua andando a fare il bagno in mare…