Curare il vostro Personal Branding digitale non vi porterà a diventare una web star, dove per web star intendo i famosi YouTuber e vlogger che, grazie ad un pubblico sconfinato, riescono a aggiungere centinaia di migliaia di persone. Fino a qualche anno fa, questa capacità era esclusivamente appannaggio di chi aveva accesso alla TV nazionale. Gestire in modo efficace il proprio personal branding significa costruire un’immagine equilibrata e coerente, ad uso e consumo di una ristretta nicchia di persone interessate alla nostra attività per ottenere assunzioni, vendite e opportunità lavorative. L’obiettivo del personal branding non è ottenere il pubblico di una web star.
Il pensiero comune è che maggiore è il pubblico interessato a noi, tanto maggiore sarà la possibilità di ottenere dei benefici economici. Non è sempre vero. Alcuni celebri YouTuber riescono ad attirare pubblico grazie all’ironia e ai contenuti divertenti. Mettono in campo un vero e proprio talento innato per la comunicazione e il coinvolgimento. Pochi riescono ad emergere. Serve un mix di fattori quali una forte personalità, ottimi contenuti, una padronanza dei mezzi tecnici ad alto livello e tanta passione.
La tecnica di engagement di molte star del web italiano è rivolta ad un pubblico variegato e orizzontale. La ricerca di un pubblico che sia il più ampio possibile viene in secondo piano rispetto alla cura della propria immagine ai fini lavorativi. I contenuti saranno, di conseguenza, finalizzati più alla viralizzazione, che a rendere immediatamente percepibile una loro predisposizione verso una determinata professione.
Il net branding è un’attività alla portata di chiunque, mentre riuscire a diventare una star del web, è molto più complesso e la ricetta non è replicabile. L’unicità, volta ad intercettare il modo giusto di comunicare ad una larga parte della popolazione è un talento naturale che non troverete mai codificato in un libro. Arrivare per primi a soddisfare un bisogno del pubblico è la chiave per ottenere il massimo della visibilità. I cloni saranno destinati ad inseguire e non avranno mai lo stesso successo.
Questi personaggi del web cominciano ad avere un pubblico e ad ottenere dei successi paragonabili alle celebrità della TV, del cinema e della radio.
Ho voluto fare una breve intervista a Luca Casadei, fondatore e CEO di Web Stars Channel, la società di consulenza artistica che segue in esclusiva alcuni tra i migliori influencer italiani, tra cui Favij, Clapis, Decarli e Zoda.
Se è vero che l’influenza si misura con la capacità di far compiere delle azioni agli altri, ad esempio acquistare un prodotto, scaricare un ebook, riempire un centro commerciale e così via, come sono da considerare le web star italiane? Riescono meglio o peggio delle star della TV?
Avendo seguito per anni personaggi della tv riscontro in modo sorprendente che le web star ci riescono sicuramente meglio, la differenza è rilevante. Personalmente credo che l’influenza si misuri soprattutto con la credibilità e l’autorevolezza che ci si è riusciti a creare con la propria identità digitale. Le web star, infatti, hanno un rapporto molto speciale con i loro fan, che supera in qualità quello di qualsiasi star degli altri mondi tradizionali (tv, cinema e/o musica). Prima di tutto, il rapporto con la loro fan base si basa su un dialogo bidirezionale: rispondono ai messaggi e ai commenti, organizzano eventi live, esaudiscono richieste e desideri di chi li segue. In questo senso, dialogano direttamente con il loro pubblico, persone che seguono determinati canali perché vogliono usufruire di quel preciso contenuto e quindi interessati a ciò che hanno davanti per loro scelta e non perché proposti all’interno di un palinsesto generalista.
Oggi web star è sinonimo di YouTube. Il blog ricopre un ruolo marginale in questo mondo. Se è vero che il massimo di quello che i blog potevano esprimere l’hanno già espresso, su quali piattaforme vedremo le star digitali del futuro?
In realtà web star uguale YouTuber poteva essere vero fino a qualche anno fa. Oggi le star del web arrivano da diversi canali online, come ad esempio Federico Clapis da Facebook e Alessandro Locatelli da AskFm. A oggi, le piattaforme più interessanti sono YouTube, Facebook ed Instagram e ognuna va sfruttata per il suo dna. Fare contenuti su YouTube e usare gli altri social solo per far attività cross, ad esempio, non serve a niente: vanno fatti atterrare contenuti ad hoc con ritmo e grammatica diversi per ogni social. Sono sicuro che in futuro ogni canale, ogni piattaforma e ogni social avrà i suoi influencer con al seguito un’appassionata base di fedeli. Probabilmente la segmentazione – e dunque la poca dispersione – si farà ancora più accentuata: a ogni canale il suo pubblico.
Essere una web star, a mio avviso, non significa curare il proprio personal branding. Avere una reputazione e trasmettere valore, che sono il fulcro dell’opera di chi vuole curare la propria immagine digitale, spesso vanno in conflitto con l’esigenza di una stella del web che punta tutto sulla massima esposizione. Un architetto o un ingegnere potranno mai diventare delle star parlando del loro lavoro?
Passo moltissimo tempo con le web star e molto tempo a osservare quello che succede fuori e dentro la rete: posso dire che quello che funziona sul lungo periodo non è l’esposizione mediatica conseguente a un singolo video. Quello che funziona, quello che conquista le persone, è il rapporto che si riesce a stabilire con gli utenti che ti seguono e l’influenza con la propria community di riferimento. Per rispondere alla domanda: certo, sul web c’è spazio per tutti e proprio come dicevo prima, esiste un pubblico per ogni argomento: se architetti o ingegneri riescono a sfruttare al meglio i canali online e a imparare il linguaggio proprio della rete, non vedo motivi per i quali questo non possa succedere. Pensiamo ad esempio a VSauce, uno dei canali YouTube più seguiti a livello mondiale: tratta di temi di scienza e filosofia, con un linguaggio specifico e perfetto per il pubblico online.
Sono le web star a trovare la Sua agenzia o il contrario?
Cerchiamo di seguire entrambe le strade. La realtà è che siamo sommersi da autocandidature – ne riceviamo circa 25 al giorno!! Abbiamo persone che visionano tutti i contenuti e suggeriscono di partecipare ai casting del web, vere e proprie audizioni itineranti con l’obiettivo di scovare i talenti del video in ogni punto del Paese che abbiamo creato proprio sull’onda di questo entusiasmo. Non solo, ci sono due persone che visionano i feedback di un software intelligente che automaticamente ci segnala le variazioni numeriche anomale rispetto alla media. Per esempio, se le visualizzazioni di un video o di un canale schizzano alle stelle, andiamo a vedere di cosa tratta e cerchiamo di capire se ci troviamo di fronte a un nuovo talento.
La televisione continuerà ad essere lo strumento più amato dagli italiani, oppure la digitalizzazione sta cambiando anche questo mondo che sembrava inaffondabile?
La televisione per come la intendiamo oggi – anche se le cose stanno iniziando lentamente a cambiare, vedi gli esperimenti fatti di tv on demand – non credo che avrà vita per molto tempo. Dalla generazione Millennial in poi, il mezzo di comunicazione e intrattenimento preferito è il web, da fruire attraverso mobile o dispositivi più futuristici come quelli wearable.
Per le nuove generazioni, dopo l’età di 12/13 anni, la tv è il device, ce l’hai in tasca e guarda dove, come e quando vuoi.
Alcuni giovani dai 13 anni la tv la guardano, a volte, ma insieme allo smartphone, per commentarne e condividerne con gli amici i contenuti: parlo del fenomeno del second screen. Si pensi ad esempio ai trending topic di twitter, che spesso riguardano eventi televisivi. La tv cambierà modello e diverrà man mano sempre più social: da mezzo di trasmissione univoco e prestabilito di programmi, proporrà sempre più contenuti integrati con i social network.
I “vecchi” media stanno cedendo il passo al digitale, Luca Casadei ha raccontato bene questa trasformazione. Oggi possiamo decidere di avvalercene per il nostro lavoro o per riuscire ad intercettare un vastissimo pubblico. Il contenitore è in grado di attribuire ad ognuno di noi il giusto ruolo e il pubblico più adatto. I prossimi anni evidenzieranno ancora di più questa trasformazione e comprenderemo sempre più quanto sia necessario avvalercene per ottenere un vantaggio comunicativo personale o per il nostro lavoro.