Sono in molti che travisano il vero significato di “competere”. Se facessimo riferimento al significato etimologico della parola, scopriremmo che deriva dal latino con- e petere che significa “chiedere, andare insieme, convergere verso un medesimo punto”. La cultura aziendale degli anni ’80 e ’90 ha dato nuovi significati a questa parola. Ha completamente cancellato l’aspetto collaborativo insito nell’interpretazione etimologica originaria, accostandola a concetti ormai superati, come lo schiacciare l’avversario o il concorrente. L’economia cambia e cambia il modo di fare affari e relazionarsi con i concorrenti, che diventano elementi chiave a cui fare riferimento in un’ottica di crescita reciproca. Questo non è più il mondo di chi si fa da solo.
In questo nuovo modo di competere, è giunto il momento di mettere in discussione il passato e di trovare vie nuove all’interno di operazioni Win Win, che ricompensino la relazione e le caratteristiche di chi si unisce per perseguire l’obiettivo.
La credibilità e la reputazione personali premiano ampiamente questo modo di trattare i competitor. Sarete valutati e stimati in base a come vi relazionerete con i colleghi. Se trattate con lealtà e rispetto il concorrente, avrete la stima sua e di tutti quelli che vedranno il vostro approccio. Nulla infonde più sicurezza nei clienti del percepire la solidità morale e spirituale di un professionista che dimostra di non temere il concorrente, ma anzi ne apprezza i contenuti e li condivide. Resta inteso, che ognuno ha l’obiettivo di perseguire il proprio fine nel rispetto della collettività.
“La competizione porta alla sconfitta. Persone che tirano la corda in due direzioni opposte si stancano e non arrivano da nessuna parte” William Edwards Deming
Qualità della relazione
Se è vero che nel mercato odierno i consumatori rifiutano i prodotti delle aziende che sfruttano i minori, di quelle che inquinano e non sono trasparenti, la stessa cosa ora accade anche nei confronti delle persone. La credibilità personale deriva anche dalla capacità di relazionarsi con i professionisti che condividono gli stessi ideali che sosteniamo noi. Se ci circondiamo di colleghi che non sono rispettati e che sono percepiti come elementi tossici che fanno parte di un ambiente spregiudicato e senza scrupoli, verremo inevitabilmente associati ad essi. Siamo giudicati anche sulla base del valore delle nostre relazioni e di chi ci accompagna nelle attività lavorative con collaborazioni e partnership.
Vedo molti colleghi criticare e giudicare il lavoro degli altri, non menzionandoli direttamente. Queste invettive non hanno alcun effetto sugli interessati; al contrario, hanno l’effetto di indebolire gli autori di queste uscite. I responsabili di queste mancate (mancando il destinatario) diffamazioni mostrano il lato debole della loro professionalità, che chi leggerà percepirà chiaramente. Anche se apparentemente arriverà l’apprezzamento, visibile attraverso i commenti e like del loro seguito, non significa che questi accordino all’interessato fiducia e sostegno. L’unico risultato che otterranno nel medio periodo sarà riuscire ad aggregare altri colleghi altrettanto deboli, che al momento opportuno restituiranno la stessa frustrazione. Un vortice da cui uscire con forza per non rimanere incastrati.
“Lascia andare le persone che condividono solo lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente“. Dalai Lama
Competenza, non competizione
Il termine “competenza” deriva dal verbo latino competere e si nutre, oltre che della nostra cultura e della nostra capacità, anche delle caratteristiche e dei comportamenti delle persone che ci affiancano nel lavoro. La nostra competenza rispecchia il nostro agire responsabile e socialmente riconosciuto. La nostra prestazione tecnica deve essere accompagnata da valori etici corretti nei confronti di colleghi, clienti e del gruppo professionale al quale apparteniamo.
Lo sforzo da fare, nella nostra vita lavorativa, sarà di evitare o di interrompere i rapporti con le persone tossiche che non siano in linea con il nostro modo di intendere la vita professionale. Dobbiamo avere la forza di liberarcene anche a costo di perdere inizialmente soldi. Questa nostra scelta si rivelerà in futuro molto più vantaggiosa che se avessimo continuato a relazionarci con questi ostacoli etici e dalla condotta scorretta.
Secondo Philip Kotler, “l’unico vantaggio competitivo sostenibile consiste nella capacità di apprendere e di cambiare più rapidamente degli altri”, non certo nel prevaricare gli altri e nel crearsi un ecosistema di partnership che prediligano l’opportunità e il conflitto alla valorizzazione delle capacità.
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