È normale che tra concorrenti nasca una rivalità, e che questa venga esternata per rafforzare le rispettive posizioni tra il proprio seguito sui social network. Negli ultimi anni, con l’aumentare della mia esposizione e grazie ai buoni risultati della mia opera comunicativa, si sono intensificati gli attacchi personali basati, nella maggioranza dei casi, su giudizi inconsistenti. Una delle critiche più frequenti che mi viene mossa è di essere un “venditore di fumo”. Critica che allude alla mia grande capacità di imbrogliare lettori e clienti che cadono nella trappola della mia viscida comunicazione capace di vendere il nulla.
Il lavoro del marketer consiste nel trasmettere efficaci percezioni del proprio Brand in primis e, di conseguenza nel mettere a frutto la vendita di prodotti e servizi. Sono un comunicatore, mi pagano per questo e chi mi cerca esige consulenze o formazione proprio per affinare queste abilità.
Paradossalmente, quando mi dicono che sono un “venditore di fumo” mi lusingo e me ne dolgo al tempo stesso. Perché se lo fossi veramente, se davvero sapessi vendere l’inconsistente (ovviamente senza imbrogliare le persone), sarei un marketer migliore di quello che realmente sono e le mie consulenze sarebbero straordinariamente più efficaci, ricercate e pagate.