Odio mettermi in mostra, farmi avanti, tentare di convincere l’altro ad acquistare qualcosa. Sono il peggior networker del mondo: se mi mettete in una sala piena di potenziali clienti, mi limiterò a stare in un angolo a guardarli e ascoltarli.
Potrebbe risultare strano per chi mi ha visto sul palco davanti a migliaia di persone, ma sono un inguaribile introverso, incapace di rompere il ghiaccio. Di fronte al pubblico, durante le consulenze o nelle lezioni mi sento a mio agio: ho il controllo e il giusto grado di attenzione. Nessuno mi interrompe, o mi parla sopra in quel caso.
Per temperamento, però, odio sgomitare per passare avanti; preferisco rinunciare, piuttosto.
In un mondo senza connessioni digitali sarei solo uno dei tanti, seduto a una scrivania, che scambia il proprio tempo per uno stipendio. Ed era così, fino a quando non ho compreso che l’introversione, oggigiorno, per chi la possiede è un’opportunità che ci consente di sfilarci dalla folla e metterci in evidenza attraverso la nostra enorme capacità di ascolto, analisi e riflessione.
Le relazioni digitali sono semplici perché permettono di eliminare il fattore fisico, dandoci più tempo per pensare alle parole giuste, per valutare chi abbiamo di fronte e per gestire l’emotività.
Tutto quello che vivo ora deriva dagli anni investiti nella mia comunicazione. Ho messo tanto impegno nel creare i miei siti, i miei profili social e la newsletter, e ti stupirò dicendoti che non guadagno soldi (almeno non direttamente).
Guardati intorno: nei miei contenuti, come questo blog, non si basa sulla pubblicità. Nessuno sponsor. Al massimo promuovo i miei libri, le consulenze o i corsi che tengo.
Ma quando faccio un passo indietro e osservo quello che ho realizzato, mi rendo conto che tutto ciò che ho ottenuto ha avuto origine da questo mio modo di essere, di interpretare la mia presenza online.
Il blog mi ha portato a scrivere libri, e i libri mi hanno consentito di essere invitato a eventi; questi mi hanno fatto ottenere prestigiosi clienti.
I contenuti hanno un potere enorme e molto sottovalutato: quello di chiarirmi le idee che poi espongo nelle mie lezioni, nei miei articoli e nei miei libri.
Mi chiamano perché sono conosciuto. Sono conosciuto perché imparo e restituisco attraverso ciò che scrivo, ogni giorno, da almeno 15 anni.
Quasi tutti i contatti commerciali, i collaboratori e i partner significativi provengono dalla mia community attraverso siti e newsletter, raramente tramite i social.
I contenuti hanno guidato la mia attività. Aver compreso che questo era l’unico modo per un introverso come me di ottenere opportunità mi ha cambiato la vita.
Bellissima riflessione, la condividerò con chi sente la pressione della visibilità sentendosi in difetto. Grazie
Caro Riccardo, ti leggo da tempo e consulto sempre con piacere i tuoi articoli, ma questo articolo sull’introversione mi è rimasto nel cuore e mi ha fatto venire voglia di leggere i tuoi libri. Anch’io libera professionista introversa nel settore della scrittura e traduzione, mi sono sentita identificata e accolta. Grazie!
Felice scoperta