Dal titolo azzeccato deriva una buona parte di utenti sui vostri contenuti, chiunque abbia un blog da almeno un mese ha capito questo principio. Per aiutare a destare l’attenzione verso il post possiamo avvalerci di una foto coinvolgente, certo, ma rimane il fatto che il titolo deve essere convincente a prescindere.
Secondo Stefano Ondelli, nell’articolo, “La messa in scena delle notizie nei titoli dei quotidiani”
Un titolo ha dei requisiti fondamentali da rispettare, in primo luogo quello di veicolare la massima quantità di informazioni nel minor spazio possibile
Quindi il titolo dovrà saper comunicare una buona parte delle informazioni in modo autosufficiente, nella sua necessaria brevità stimolerà il lettore ad approfondire. Questa regola vale sia sui quotidiani cartacei che nel web; purtroppo nel digitale intervengono complicazioni ulteriori che incidono meno sulla carta stampata. Il problema fondamentale è l’enorme massa di informazioni a cui è sottoposta l’utenza, scorrendo newsfeed e timeline si ha a che fare con migliaia di titoli tra cui scegliere e il cervello è diventato scaltro a difendersi dall’enorme mole di dati. Se ci facciamo caso, quando leggiamo una lista di titoli (ad esempio dalla time line di Twitter), scopriremo che inizieremo a leggerli da sinistra verso destra e alla terza/quarta parola, quando scopriremo che la tematica non ci interessa, smetteremo di leggere per passare al titolo successivo. Questo ci fa comprendere che, se riusciamo, all’inizio dovremo mettere le parole chiave in modo da coinvolgere il lettore ad approfondire e portarlo a leggerlo interamente e infine cliccare sul link che porta al nostro blog.
Quindi, ad esempio, un titolo tecnologico dovrà essere: “Lo smartwatch è il desiderio tecnologico del momento”, molto più efficace che, “Una rivoluzione tecnologica che indosseremo al polso”. Il secondo caso è decisamente più elegante ma meno “performante” nel caso delle newsfeed.
Un’altra cosa da tenere ben presente e che il web non è il luogo adatto per titoli freddi, l’emozione deve passare attraverso il titolo. Secondo i manuali di giornalismo un titolo è freddo quando annuncia brevemente il fatto per informare il lettore del contenuto dell’articolo. Il titolo caldo, invece, crea curiosità o emozioni, diverte o impressiona attraverso una frase che colpisce l’attenzione del lettore.
Esempio di titolo freddo, “L’utilizzo degli analytics per incrementare le vendite del vostro ecommerce”, per lo stesso testo un titolo caldo ottiene più effetto, “Scopri perché il tuo ecommerce non vende quanto vorresti”. Oppure, freddo, “Renzi prepara la manovra di abrogazione dell’articolo 18”, e caldo, “Licenziamento libero, se passa la manovra nessuno sarà al sicuro”. Le emozioni creano coinvolgimento, portano lettori e facilitano la condivisione.
Questi due esempi sono solo una minima parte di una ampissima varietà di teorie e tecniche.
C’è una vasta bibliografia su questo tema, che va da, “Professione giornalista. Le tecniche, i media, le regole” di Alberto Papuzzi, fino all’ottimo e recentissimo: “Fare Blogging – Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti” di Riccardo Esposito.
Chiunque voglia “bucare” nei social network dovrà imparare l’arte del titolare in modo efficace.