Tenevo da parte questo post dell’illuminato Jeff Rum da qualche mese. Un esempio ottimo di contenuto utile, che racconta quello che i bravi consulenti raccontano alle aziende se vogliono rendere loro un buon servizio e indirizzarle verso la giusta strada. L’abilità espositiva di Jeff è da encomio, mette in riga molte domande che ci siamo fatti o che i clienti ci rivolgono ogni giorno sulla opportunità, o meno, di essere presenti in ogni social network e quali scegliere dovendo ottimizzare le energie e le spese.
“Non c’è carenza di ‘blog post’ in giro per la rete che ti diranno su quali canali è meglio essere”, quelli che raccontano della grande crescita della app, che tutti i giovanissimi usano e in cui investire fin da subito, per paura di perdere il treno e arrivare dopo i concorrenti che già ci stanno investendo. Da blogger ammetto che ho avuto anche io, in passato, entusiasmo per alcune piattaforme che poi si sono rivelate un flop. Ogni riferimento a Google Plus è puramente voluto e me ne pento.
Per fortuna Jeff porta serenità e giudizio in questo mondo di frenesia tecnologica avvertendoci che:
- Non hai bisogno di essere su tutti i canali o con lo stesso impegno
- Non hai bisogno di essere esclusivamente sul tale social perché è l’unico che conta e dove sono tutti
- Non hai bisogno di adottare l’ultima app appena uscita che tutti i giovani amano
Se si hanno energie e risorse limitate, bisogna adottare una strategia meno sperimentale e più pragmatica, in modo da non inseguire inutilmente mode del momento e binari morti della comunicazione digitale.
La regola delle 3M
C’è un modo utile e pratico per riconoscere se un canale è un utile investimento per la comunicazione personale o aziendale. La regola delle 3M!
- Rilevante (Meaningful). Il canale che avete individuato è significativo per il pubblico a cui volete comunicare? Vi sono i segmenti che rappresentano il target da cui volete farvi seguire e attivare? Il rischio è che vi troviate a parlare di “raccordi zincati per l’industria chimica” su Facebook dove tutti sono impegnati a parlare di altro.
- Gestibile (Manageable). Ha senso annunciare ai clienti e alla stampa che da ora la vostra azienda è su un determinato Social per poi rendersi conto, dopo qualche mese, che non si hanno le risorse e il tempo per poterlo gestire? Che figura ci fareste? Nell’individuare un canale, bisogna prima verificare la quantità e la qualità dell’impegno che si dovrà mantenere nel tempo. La sostenibilità non deve basarsi sull’entusiasmo iniziale, ma esserlo anche nei periodi di maggior impegno lavorativo o di calo del budget per la creazione di contenuti e per le sponsorizzazioni.
- Misurabile (Measurable). Il valore del canale è misurabile? Si possono ottenere dati sul ritorno dell’investimento fatto? Quanti hanno visto i contenuti, quanti clienti o persone interessate si sono manifestate e quali opportunità ha generato? Non tutto è misurabile, lo sappiamo bene, ma avere il polso di quello che si sta facendo è utile per capire come migliorare la propria presenza. Senza la possibilità di misurare gli effetti, ogni azione è affidata al caso.
Ci sono canali e canali
Quello che vedete sotto è il modello “PESO” (media: Paid, Earned, Shared e Owned), ideato da Gini Dietrich. Uno dei modi più utili e attuali per comprendere i tipi di canali disponibili per voi.
Si divide in quattro settori di presenza, ovvero media: Pagati, Guadagnati, Condivisi e Posseduti. Una tassonomia utile quando si vuole fare il punto della situazione attuale e guardare ai nuovi obiettivi. Mi rendo conto che il 90% delle aziende italiane liquiderebbe questo grafico con la assunzione della consapevolezza di non avere NULLA di quanto descritto. Ma facciamo finta che qualcosa si sia fatto.
Analizziamo il grafico.
- A pagamento. Questi canali comprendono gli annunci a pagamento presso i principali player della comunicazione digitale, dalle campagne su Facebook, Twitter e LinkedIn a Google Adwords e la display advertising. Non solo, anche promozioni a pagamento verso magazine, quotidiani e selezionati blogger.
- Guadagnati. Sono più rari, ma se i vostri prodotti e servizi meritano, c’è tutta una schiera di operatori del settore che ne parla con entusiasmo e gratuitamente. I vostri comunicati stampa non passano inosservati ai giornali e blogger in tema che ne parlano, perché nel vostro ambito di competenza, siete autorevoli e unici. Di fatto siete una notizia appetibile.
- Condivisi. Questi sono canali che non vi appartengono, ma nei quali avete una presenza che può essere efficace e in cui avete un seguito. Tutti i Social Network, YouTube e rubriche che curate all’interno di siti e blog di altri.
- Di proprietà. Solitamente appartengono a questa area il Sito e il Blog, aziendale o personale, comprensivi dei post, video originali, infografiche, ebook, ricerche e casi studio. Questa area è sempre più importante, perché coinvolge tutte le altre, visto che i contenuti sono la merce di scambio che il pubblico apprezza.
Come potete osservare nel grafico, vi sono alcune aree che si sovrappongono generando ulteriori derivati come il coinvolgimento di Influencer e l’affiliate marketing. Tutto questo impegno non farà altro che aumentare la vostra authority, che vedete rappresentata al centro del grafico e che deve rappresentare anche il vostro obiettivo primario.
Tagliate i rami secchi della comunicazione
Dopo aver acquisito la consapevolezza del pubblico di riferimento, degli strumenti e delle attività che state facendo e che potrete fare, avrete un quadro esatto dei giusti canali e dell’impegno necessario. Ognuno con i propri obiettivi e i contenuti giusti per attuarli. Questa consapevolezza è la pietra angolare di tutte le decisioni che dovete prendere per veder realizzati i vostri obiettivi. Ricordatevi sempre che dovranno essere “Rilevanti” per il pubblico che volete intercettare, “Sostenibili” a lungo dalle vostre risorse e “Misurabili” per verificare di non sprecare soldi ed energie e sarete felici di essere arrivati fino a questo punto nella lettura di questo lungo post che ho rubacchiato a Jeff Rum.