Noto che è in atto una migrazione degli utenti dai social network ai canali di conversazione privati (singoli o di gruppo). Dopo la sbornia di Facebook e affini, dove ognuno collegava a sé tutto il collegabile, ora molti hanno compreso che la conversazione vera e naturale si ottiene tra le persone più vicine e con le quali si ha la maggiore affinità. Il trionfo di alcune app di messaggistica è l’effetto di questa nuova tendenza: sui vari WhatsApp, Snapchat, Messenger e Telegram abbiamo una dimensione privata e circoscritta che ci rassicura e in cui ci circondiamo delle persone che più riteniamo affidabili e interessanti.
Il modello che si presenta, per continuare a comunicare in modo proficuo anche in futuro, è riuscire a convertire i nostri contatti in collegamenti anche sulle piattaforme “dark social”. Consapevoli che su questi canali si ha una minore capacità di creare seguito, ma che questo seguito vale decisamente di più di quanto valga su Twitter o Facebook, perché i messaggi sui canali arrivano a quasi tutte le persone collegate a noi e non sono vincolati da algoritmi di visibilità. Ad esempio, possiamo stimare che 100 iscritti ad un canale Telegram valgano quanto 1.000 “mi piace” alla pagina di Facebook, visto l’alto grado di apertura dei messaggi su questa app e la bassa visibilità organica delle pagine.
La dimensione privata e “esclusiva” delle comunicazioni one to one nei messaggi personali o dei gruppi di WhatsApp e Messenger (ad esempio) ha un potere di conversione e di vicinanza che non potremmo mai avere sui social network nei quali ognuno è più impegnato a intrattenersi su contenuti di facile comprensione. Se il messaggio appare come diretto, impegna il destinatario emotivamente ed è più facile ottenere una reazione a questo.
I messaggi privati, o canalizzati verso piccoli gruppi, non sono gli stessi a cui siamo abituati sui social network di massa. Per ottenere che il seguito continui a rimanere collegato a noi dobbiamo impegnarci ancora di più a fornire contenuti esclusivi e molto informativi, pensati per ogni singolo collegamento. Su un canale monodirezionale come Snapchat o Telegram (per chi volesse seguire il mio canale: https://telegram.me/skande ), l’unico modo per comprendere se stiamo facendo bene, è tenere monitorato il numero di disiscrizioni ad ogni pubblicazione.
I social network sono una grande vetrina in cui tutti vogliono mettersi in mostra. Le aziende vogliono generare vendite e visibilità, le persone esibire i loro talenti e il loro prestigio. Questo calderone di informazioni senza capo ne coda appassiona molti, ma pochi tra quelli che cercano l’informazione e vogliono apprendere e conoscere il punto di vista di persone che, come loro, sono impegnate in un determinato settore. Questa funzione è propria del blog. Blog che è sempre più emarginato da questi nuovi modelli di comunicazione, che mettono al centro l’intrattenimento ai danni della informazione, ben sapendo che anche queste nuove piattaforme di diffusione diretta e selezionata sono in grado di assumere una funzione informativa.
A questo punto, mi immagino un futuro in cui il blog sarà alimentato dal rapporto stretto e personale attraverso messaggi privati e indirizzati a persone fortemente interessate all’argomento e non più sparate nella gazzarra del bar di Facebook. Sbaglio?