Da quando ho iniziato a studiare quale sia il modo giusto per ottenere una buona presenza online, ho riflettuto molto su alcuni personaggi, che, solo a prima vista, hanno una presenza digitale tale da farli apparire invasati o pazzoidi. Succede, nel mondo della politica o dello spettacolo, che alcune persone ben presenti e conosciute, abbiano profili e comportamenti digitali che non vi sapete spiegate e al limite della decenza.
Qualche tempo fa ho discusso in alcune conversazioni sul Personal Branding con noti blogger sull’opportunità di alcuni personaggi del web o del mondo della politica di avere atteggiamenti oltre le righe e controversi. Lesivi, secondo alcuni commentatori, della propria immagine e reputazione. La soubrette che finge di essere stupida per ottenere viralità sui propri video, il politico che spara assurdità e attacchi ingiustificati, o il blogger che genera contenuti controversi in modo da mettere due fazioni l’una contro l’altra.
Se parliamo di Personal Branding e della misurazione della sua efficacia, non possiamo che valutarlo in funzione del suo obiettivo. Un avvocato ha un suo pubblico che lo valuterà sulla base di parametri di autorevolezza e reputazione. Una persona che voglia affermarsi nello showbiz, dovrà distinguersi in modi completamente diversi. Un politico, più la spara grossa e più avrà gli “onori” dei media, riuscendo ad aumentare il suo pubblico. Sempre nella politica, sono molti i politici che hanno utilizzato un diverso registro, molto riconoscibile, con un cambio netto tra prima e dopo aver vinto le elezioni. Quasi sempre, i toni di sfida e provocatori della campagna elettorale, diventano calmi e istituzionali una volta assunta la carica politica. Questo perché cambia anche il loro pubblico.
Noi tutti, a seconda del target che vogliamo raggiungere, individuiamo un registro comunicativo adeguato, il modo più adatto per coinvolgere il pubblico e un modello di gestione del rischio reputazionale.
Esiste anche il rovescio della medaglia. Alcuni sono convinti che basti pubblicare su LinkedIn o nel blog il proprio curriculum per ottenere opportunità lavorative o riuscire a vendere prodotti e servizi. In moltissimi casi sono professionisti ben preparati, con una storia fatta di ottima formazione e incarichi professionali in linea. Spesso, questi ottimi professionisti si indignano, perché un altro professionista, che ritengono meno preparato di loro, viene sommerso di lavoro mentre loro non hanno altrettante possibilità. La causa di questo è la mancata espressione della propria personalità, Che sia aggressiva o accomodante, dolce o ruvida, non si tratta di cambiare, ma far percepire la propria umanità dietro al curriculum.
Ci sono moltissimi libri e post pubblicati su blog dei “motivatori” che raccontano come cambiare e adattare la nostra personalità a seconda che siamo alla ricerca di un numero maggiore di amici, di clienti o dell’amore della nostra vita. A mio avviso, queste pratiche sono difficilmente realizzabili e nella maggioranza dei casi creano incomprensioni e danni, piuttosto che benefici.
Esprimere la nostra personalità è un modo per farci percepire e ricordare. Nel digitale, come di persona, il tipo di personalità aiuta a stabilire rapporti o a chiuderli. L’indifferenza e l’apatia non hanno mai creato nemmeno un rapporto. Apparire come un freddo curriculum non genera emozioni e non crea le basi per la fiducia e per il rapporto umano.