C’è un errore che commettiamo tutti nel comunicare, sia online che offline. Dare le cose per scontate.
Chi ha un livello alto di specializzazione in una determinata materia tende, negli anni, ad assimilare linguaggio e tecnica che diventano parte del suo essere. Questo percorso, durato anni, gli consente di auto apprendere e svolgere in maniera naturale il mestiere che lo appassiona e di poter dialogare con i colleghi attraverso una corretta terminologia tecnica che ai più è incomprensibile.
Il problema si pone quando, per diversi motivi, dobbiamo comunicare al resto del mondo cosa facciamo o come farlo. Nei corsi e nei blog di molti amici e colleghi vedo un’elevata sofisticazione del linguaggio e della narrazione divulgativa. Lo capisco quando si ha come obiettivo formare professionisti già inseriti e che comprendono tecniche e terminologie, lo comprendo meno, quando l’obiettivo è formare e informare persone che sono al di fuori dell’ambiente.
Chris Anderson, nel libro “Il migliore discorso della tua vita”, dice che:
“tutti quanti soffriamo di un pregiudizio cognitivo per il quale l’economista Robin Hogarth ha coniato l’espressione ‘la maledizione della conoscenza’. In sostanza, ci risulta difficile ricordare come ci si sente a non sapere qualcosa che conosciamo ormai molto bene. Un fisico vive immerso nelle particelle subatomiche, per cui può dare per scontato che sia noto a tutti cosa sia un quark charm”.
Tutti coloro che sono chiamati a insegnare o a informare sui temi della tecnologia, dell’informatica o del marketing e hanno come pubblico persone che non sono già inserite nell’ambiente, non solo dovrebbero tornare con la memoria a quando hanno mosso i primi passi, ma donare qualcosa di più rispetto alla mera informazione tecnica. Dovrebbero insegnare a imparare!
Queste tecnologie sono talmente fluide e in divenire, che la tecnica di oggi potrebbe non essere applicata tra un mese. Perché linguaggi, interfacce, piattaforme e sistemi cambiano ad una velocità tale, che non è consentito rimanere fuori dal flusso di conoscenza. Ecco quindi che è più importante insegnare ad imparare e a rimanere a galla nella corrente del fiume dell’evoluzione tecnologica, che abituare i discenti a tuffarsi in una comoda piscina fatta di slide.
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