L’insoddisfazione è un grande motore di miglioramento. Chi è soddisfatto non innova, non è spinto a fare meglio e non cerca nuove soluzioni per appianare la sua insoddisfazione. Se nella vita che conduci, o nel prodotto del tuo lavoro, non hai un vero appagamento significa che puoi fare meglio, che devi fare meglio. Hai dentro di te qualcosa che ti impone di ottenere un determinato risultato. In linea con le tue capacità, questo impulso non sarà soddisfatto fino a quando non oltrepasserai il limite che determina il miglioramento rispetto al passato.
L’insoddisfazione non è una debolezza, è una caratteristica basilare delle menti vivaci e laboriose spinte ad ottenere il meglio. C’è un’altra componente, ben peggiore, che potrebbe insorgere e aggravare la situazione: la frustrazione, ovvero essere impedito nella realizzazione dei tuoi progetti. Questo stato mentale è spesso dovuto alle condizioni ambientali e sociali che ostacolano l’ottenimento dei risultati attesi. Un concorrente più efficace, le tasse, un mancato prestito o un socio che tradisce la parola data.
Nella vita ci sono battute di arresto che non sono determinate da te, ma dalla congiuntura degli eventi. Il tuo compito è discriminare le frustrazioni dalle insoddisfazioni. Alle prime devi reagire trovando soluzioni, sulle seconde devi lavorare per assecondarle nel loro spingerti oltre.
In entrambi i casi, non serve a nulla alimentarle guardando quelli più fortunati di te o chi ha avuto condizioni favorevoli. La ruota gira per loro e anche per te. Aumenta il valore di ciò che impari, produci e inventi, perché non è dato dalla fortuna ma dal lavoro su te stesso e dall’energia che metti nei progetti che segui. Alimentare le frustrazioni presidiando continuamente la newsfeed dei social network e imprecando contro chi ha avuto maggiore fortuna non serve a cambiare il tuo stato, ma solo a trascinarti sempre più in basso.