Fama e buona reputazione possono non andare di pari passo, anche se l’ideale sarebbe che fossero agganciate nella loro crescita. La reputazione è utile a generare stima nei nostri confronti, in modo da farci prendere in considerazione per incarichi e progetti. La fama è quando riusciamo a far parlare di noi, quanto siamo riconosciuti e facilmente identificabili. La fama non è mai troppa, un professionista impiegato nell’opera di costruzione del proprio personal branding non è mai sazio di questo componente vitale al procurargli nuove opportunità lavorative.
Come dicevo, fama e reputazione sono due componenti essenziali nella costruzione della nostra identità online in cui nel 99% dei casi è consigliabile, a livello strategico, farle crescere di pari passo, anche se esistono zone e ambiti in cui si può far spostare l’ago della bilancia in un approccio più “creativo” sacrificando la reputazione in favore di un maggiore aumento della fama.
Uno di questi esempi è Flavia Vento che da mesi è impegnata ad accrescere la propria popolarità su Twitter attraverso messaggi in cui finge stupida per alimentare le conversazioni che la riguardano.
Oppure il recente debutto con il botto di Raffaella Parvolo, sedicente sosia di Raffaella Fiko, cattura un pubblico variegato di fan alla sua pagina Facebook con improbabili post in cui scrive fin troppo evidenti strafalcioni grammaticali e foto che la ritraggono in situazioni e atteggiamenti che chiunque non pubblicherebbe mai.
L’intento di queste persone è chiaro: far parlare di se il maggior numero di persone possibili. L’obiettivo finale di questa operazione sarà diventare piccoli casi mediatici che gli permetteranno di lavorare in TV nei reality show o semplicemente per attirare pubblico in eventi e discoteche in cui appariranno.
Un caso in cui è stata raggiunta una grande fama senza compromettere troppo la reputazione è quella di Lorenzo Ostuni, 19enne torinese conosciuto come FaviJ, che su YouTube ha all’attivo 350 video che lo vedono protagonista. In pochi mesi è riuscito a conquistarsi una platea di oltre un milione di iscritti al canale e riesce a coinvolgere su ogni video che realizza, una platea degna di uno spettacolo di prima serata. Anche in questo caso non è l’accrescimento della reputazione (anche non ne viene eccessivamente scalfita) che muove il giovane youtuber ma la creazione di un largo seguito che lo porterà sicuramente al piccolo schermo per meriti conquistati sul campo.
C’è un grande pericolo per i professionisti: rimanere troppo ortodossi nella cura della propria reputazione, essendo un limite alla capacità di generare fama, conversazione e uscire dalla propria cerchia di professionisti collegati. In pratica si parla continuamente sempre alle stesse presone, che spesso sono concorrenti e non potenziali clienti. Ovviamente non vedrei mai un avvocato, un medico o un progettista di impianti industriali comportarsi come Favij, oppure si?!