In questi ultimi mesi è stato molto evidente il calo dell’impegno sulle pagine Facebook. Parlo soprattutto delle “pagine” e non dei profili, perché sono queste maggiormente utilizzate per una comunicazione promozionale, rivolta ad ottenere obiettivi di visibilità e branding. Non ho sufficienti dati al riguardo ma, a sensazione, credo la causa sia triplice:
- Facebook ha tolto visibilità organica per restituirla ai legami forti nei profili, nel tentativo di rendersi rassicurante, piacevole e intrattenere un’utenza che sta rivolgendo sempre più la sua attenzione ad altre piattaforme.
- Le persone hanno maturato una maggiore conoscenza nei confronti della piattaforma e sono sempre più attente e sensibili a tutto quello che è in odore di promozione o di pubblicità. Hanno imparato che, come per la TV, hanno un telecomando con cui bypassare le promozioni e, anche se appaiono nella news feed, le fanno scivolare sotto le dita appena vedono la scritta “Sponsorizzata”.
- Le persone si collegano meno rispetto un tempo; non hanno perso interesse, tuttavia l’entusiasmo dei primi tempi è venuto a mancare.
Gli ultimi mesi hanno visto Facebook ansioso di invertire la tendenza che vede gli utenti distaccarsi dal “gigante blu” per recarsi su piattaforme più semplici da gestire dove, oltretutto, il riscontro è maggiore. Nel tentativo di trattenere le persone ha limitato la frequenza di visualizzazione dei contenuti delle pagine e aumentato il livello di connessione tra legami forti. Di fatto i profili di amici, colleghi e i parenti sono più visibili rispetto alle fredde comunicazioni promozionali ed editoriali. Come misura aggiuntiva, l’algoritmo è a caccia di tutti i contenuti controversi e potenzialmente fastidiosi, quali chiamate all’azione, clickbait, parole che determinano razzismo, odio e immagini sessualmente esplicite. Il tutto per migliorare l’esperienza d’uso e trattenere le singole persone su Facebook.
Purtroppo gli effetti benefici di questa attività sono stati poco percepiti dai singoli utenti. Al contrario sono risultati molto destabilizzanti per gli editori delle pagine che hanno visto calare drasticamente il coinvolgimento sui loro contenuti.
Le persone non hanno disinstallato Facebook dal propio smartphone, ma lo aprono con minore frequenza e vi rimangono per minore tempo. Questo significa che nelle promozioni sulle pagine, magari rivolte a chi ha manifestato in precedenza interesse verso queste, paga più una “sponsorizzata” che diluisce nel tempo l’esposizione al pubblico scelto, riuscendo a raggiungerlo con minore frequenza. Quindi, visti i presupposti, ti consiglio di dilatare nel tempo le promozioni.
Contestualmente però rilevo che è necessario diversificare la presenza digitale su piattaforme alternative che ora hanno un buon incremento di impegno da parte delle persone. Le mie predilette sono:
- Google per le ricerche e, di conseguenza, il Blog come punto di arrivo, a mio avviso insostituibile se vuoi ottenere opportunità
- LinkedIn per l’ambito professionale. Ora sta vivendo la sua stagione d’oro.
- Instagram ha un buon potenziale che potrebbe ulteriormente aumentare se le voci che inseriranno la possibilità di condividere i post sarà confermata.
- Telegram è un grande strumento sottovalutato dai più: il mio canale ha un incredibile tasso di clic sui link che posto.
- YouTube è uscito dalle paludi e ha saputo innovare. Anche se non lo utilizzo noto che è sempre più frequentato in Italia.
- Twitter non fa miracoli e non cresce, ma ha un pubblico che odia Facebook e che lo utilizza per informarsi. Se avete un Blog è assolutamente da avere come mezzo per distribuire gli articoli ad un pubblico scelto.
Mai come ora un approccio olistico è premiante. Il medium in cui è inserito il contenuto non è secondario nella percezione di chi legge. Il Blog, se ha un aspetto professionale, riesce a farti apparire maggiormente autorevole rispetto a un post di Facebook o di qualsiasi altro social. Nella mia statistica personale, le aziende che mi contattano per lavoro arrivano all’80% dal Blog e al 20% da LinkedIn. Questo non significa che questo binomio vada bene per i tuoi obiettivi; dovresti capire con quale contenuto e su quale medium riesci a ottenere una conversione in contatti di lavoro.
Anche quando Facebook aveva un algoritmo più generoso e le persone erano maggiormente presenti non mi ha mai convinto dal punto di vista professionale. Continuo anche ora ad investirci, ma non posso definirlo il miglior luogo in cui i contenuti professionali ottengono risultati. Quello che hai letto è solo la mia impressione e la direzione che da qualche settimana ho intrapreso. Non è detto che sia giusta per te e tanto meno che lo sia in assoluto. A te il compito di trovare la strada migliore in base agli obiettivi che ti sei posto e al pubblico che vuoi stimolare.