Nel nostro DNA abbiamo qualcosa di innato e istintivo. Percepiamo la sofferenza e il disagio nei nostri simili. Gli animali avvertono quando un loro simile è in difficoltà, sentono l’odore di una ferita aperta, avvertono che l’altro fatica a rimanere al passo ed è più debole. La stessa cosa accade tra gli esseri umani. Così come notiamo il volto di un nostro amico sofferente o percepiamo il suo nervosismo, nel mondo digitale possiamo avvertire il malessere di chi è collegato a noi. Avrete certamente notato amici e colleghi che attaccano qualcuno di successo, altri che mettono sempre la parola “io” in tutte le conversazioni che non li riguardano o altri ancora dediti ad una continua critica della loro concorrenza. “Imbroglione e fuffaro”, “rovina il mercato”. Quelli più raffinati si lanciano in polemiche in cui affermano che “lui è furbo, fa bene, sono i suoi clienti gli sprovveduti che ci credono”.
Tutte queste esternazioni, se ripetute con una certa costanza, dichiarano senza alcun dubbio che chi le promuove è in difficoltà, sta perdendo clienti, credibilità o non riesce a stare al passo con la concorrenza. Ha perso di vista l’obiettivo e rivolge lo sguardo verso l’elemento che ancora riesce a scorgere, il concorrente che a grandi passi corre verso il traguardo.
Gli effetti negativi della polemica
Se questo modo di procedere avesse una utilità oggettiva, pur senza condividerlo, potrei capirlo. Un mondo ideale in cui il “fuffaro”, smascherato, viene esposto al pubblico ludibrio e bandito dalla società. Purtroppo non è così. Anzi per fortuna, visto che chiunque può dire qualsiasi cavolata su chiunque non gli stia simpatico.
Ogni azione fa ottenere una reazione, di opinione o di maturazione di una percezione. La prima è la perdita di stima da parte dell’interessato o di chi apprezza il soggetto attaccato. La seconda è che una simile strategia ripetuta, induce chi legge a pensare di aver a che fare con un professionista debole che teme la concorrenza e che reagisce in modo scomposto a suon di invettive.
Non mi fido di chi parla male degli altri. Incontrare qualcuno che conosco poco e che si mette a parlare male di colleghi o di altre persone che non sono presenti mi fa abbassare il livello di fiducia. In passato ho scoperto che chi parla male degli altri parlerà male di me quando non ci sono, perché questo è il suo modo di fare. Non so voi, ma io da personaggi così prendo le distanze.