Mi accorgo che molti hanno la smania di comunicare a tutti i costi qualcosa di loro o di intervenire su fatti di attualità, anche quando questi sono già stati ampiamente trattati da altri nella newsfeed di Facebook o nella timeline di Twitter. Comprendo che postare e ricevere apprezzamenti rappresenti una piccola gratificazione e scateni le endorfine del benessere e dell’appagamento. Se però analizziamo questa attività dal punto di vista di chi legge o dell’algoritmo, strumento quest’ultimo che concede maggiore o minore visibilità, ci rendiamo conto di come sia un’operazione da valutare con molta attenzione.
Sia in ottica di Personal Branding, che di comunicazione aziendale, il contenuto di attualità va ben soppesato e compreso prima di poterlo utilizzare. Come hanno capito perfettamente nelle redazioni dei quotidiani, in questo gioco vince chi arriva tra i primi, nella breve finestra temporale in cui la notizia è sconosciuta alla maggior parte delle persone e, proprio per questo, l’interesse è massimo. Il grafico mette in evidenza come non esista una situazione sempre valida e che si presenti sempre allo stesso modo. In alcuni casi, la notizia non suscita interesse, oppure riceve la spinta maggiore dai grossi media. L’obiettivo, per chi cerca di cavalcarla deve essere di non pubblicarla nel momento della caduta di interesse.
Anche se non esistono una tecnica e una prassi sempre valide, un modello che si possa replicare, ho notato che, su Facebook, chi durante la giornata posta molto, spalma la sua visibilità sull’intero gruppo di post, rendendo ciascun singolo post meno efficace. Postare meno, significa avere una maggiore energia “algoritmica”, e significa anche annoiare meno i lettori. Se replicate notizie che circolano da ore saranno in pochissimi a non averla già letta e farete la parte di quelli che arrivano in ritardo o addirittura di quelli che abusano della notorietà di un tema.
Se il vostro obiettivo di presenza sui Social Network è qualcosa di più di una semplice conversazione da bar con gli amici, dovete chiedervi sempre quali percezioni volete trasmettere a chi vi segue.
- Come desiderate essere percepiti?
- Per cosa vorreste essere riconosciuti?
- Qual è la vostra unique selling proposition (USP)?
- Che cosa vi differenzia da tutti gli altri?
Lo stupore e la novità sono due leve fortissime per riuscire a creare interazioni e condivisioni. Strumenti che vanno utilizzati e dosati in modo tale da non apparire tuttologi o saccenti.
In definitiva, si tratta di scegliere tra la facile popolarità che deriva da qualcosa di cui non siete voi gli artefici, ma solo efficaci informatori, oppure una costante comunicazione di informazioni esclusive, non legate al momento, che vi facciano percepire senza dubbio monotoni, ma, di fatto, come solidi e autorevoli professionisti nel vostro campo. Si possono fare anche entrambe le cose. Il giusto mix permette in parte di non apparire come tuttologi e di rendere meno noiosa una comunicazione verticale sul vostro lavoro.
Il segreto di posizionare correttamente il proprio brand è una continua ricerca di compromessi che creino equilibrio tra questi due elementi.