È finita l’era della pubblicità, dei claim, degli spot e delle interruzioni. Il pubblicitario viene progressivamente sostituito dal content designer. Il contenuto non è più tattica, ma strategia. Il contenuto viene prima della persona o dell’azienda, perché nel mondo attuale se non sai comunicare quello che hai realizzato rischi di aver lavorato inutilmente. Il content designer deve possedere l’arte di prevedere, comprendere i bisogni e le leve che stimolano il pubblico, perché le persone sono ora il naturale amplificatore di una corretta comunicazione. Il 93% delle aziende B2B e il 90% di quelle B2C, dichiarano di far leva sui contenuti nella propria strategia di marketing.
Se fare marketing significa ideare i prodotti, progettarli, produrli, definirne il prezzo e le tecniche di vendita, fare digital marketing significa principalmente realizzare conoscenza, curare le conversazioni, decidere che tipo di contenuto è più adatto a coinvolgere e dove distribuirlo per ottenerne la massima efficacia. Nello stesso modo, se parliamo di promozione personale, è il contenuto a definire il nostro brand trasmettendo percezioni di competenza, passione e autenticità.
Contenuti utili e che siano di ispirazione per il cliente. Serve un contenuto che si faccia carico dei problemi del beneficiario, semplificandogli una decisione o che svolga un servizio di assistenza senza un guadagno diretto. Questo contenuto, deve avere gli elementi di ispirazione e creatività necessari ad attivare stimoli di vicinanza e attenzione costante della clientela e dei possibili acquirenti.
Il contenuto utile è quello che risolve un problema, che arricchisca chi ne fruisce. La domanda dei contenuti è rivolta a questi due elementi. Ormai è inutile realizzare un contenuto promozionale. Può avere un senso nei contesti nei quali l’utente è passivo come alla Tv, alla Radio e sui Quotidiani. Dove la persona decide come muoversi tra le informazioni, scorrendo una newsfeed o cercando su Google, l’attenzione segue una sua personale esigenza informativa o di intrattenimento. Interrompere questo flusso significa rendersi inefficaci e perdere credibilità, perché il pubblico ora cerca l’informazione “genuina” e credibile. Paradossalmente, se ci riflettete, i siti con le bufale non si fanno promozione a pagamento, ma generano nelle persone elementi di credibilità che li rendono condivisibili. L’utente premia quello che pensa di aver scoperto da solo.