Scrivere un articolo è una forma d’arte, magari minore e di cui il mondo non si ricorderà, ma ha tutte le caratteristiche per essere definita tale. Il post di un blog ha la funzione di comunicare, informare e smuovere le opinioni della gente. Può fare arrabbiare, ridere e riflettere. Quando le poche righe di un articolo incontrano l’interesse del lettore che ne ricava un’informazione, un’emozione o un elemento di motivazione personale, il blogger ha ottenuto il suo scopo e ne è ripagato da quella parte di pubblico che manifesta la propria soddisfazione condividendo l’articolo e ampliando la sua notorietà.
Il blogger consumato è una persona furba, maliziosa, un mestierante che ha compreso quali siano le leve giuste per ottenere l’interesse del lettore e prenderlo per mano. Ha compreso che, per andare a pescare, servono la giusta esca e la giusta lenza. Ha compreso chi è il suo pubblico e fino a dove può spingersi, quando smettere di muovere i fili dell’attrazione per non svelare la sua sottile tela di ragno.
Questa abilità si forma negli anni. Alcuni ce l’hanno innata, altri se la formano in base all’esperienza, postando spesso. Come tutti i blogger, anche io leggo molti altri colleghi in cerca di buone idee e con l’intento di carpire un po’ della loro arte. Alcuni sono cari amici e hanno ottenuto un buon riscontro di pubblico.
Qualche giorno fa uno stimato blogger che conosco, ha scritto un titolo magnifico (magari fossi io in grado di scrivere titoli così), sviluppando un argomento interessante e di grande presa. Il segreto del blogger è l’idea, quella micro informazione che deve passare attraverso un testo essenziale e che lascia lo spazio strettamente necessario alle proprie valutazioni e alla stoccata finale con cui trasmettere il proprio messaggio. Il lettore ha fretta. Non sta leggendo il Sole 24 Ore in salotto, ma si sta distraendo sui social, durante una pausa di lavoro o mentre aspetta l’autobus. Il blogger di cui parlo ha avuto l’intuizione, ha creato un titolo magnifico per un argomento di grande presa, ma ha rovinato tutto con un’esecuzione pessima. Perché? Perché quando ha scritto il post pensava alla SEO. Pensava che la lunghezza del post è importante per il posizionamento. Pensava di doverlo condire di link interni e di titoletti in H2 e H3 e di doverlo arricchire con 6 grafiche. Un post che non aveva l’obiettivo di risolvere un problema tecnico, ma di far passare un’emozione. L’emozione è svanita nella noia di una lettura di 1.800 parole usate per affermare un concetto che ne richiedeva al massimo 300.
Comprendo la voglia di alcuni blogger vecchio stile di posizionarsi nei risultati delle ricerche. Comprendo anche la Mensa, un luogo facile da trovare e in cui dare da mangiare a molte persone comodamente una pignatta di polpettone. Personalmente continuo a preferire il mio lettore ad un algoritmo che premia la noia. Al polpettone preferisco di gran lunga il gelato al mirtillo.