I contenuti del blog (anche se estenderei il ragionamento ai post su Facebook o ai video di YouTube) derivano da una competenza che viene raccontata, una notizia o qualcosa che suscita la curiosità di chi la esibisce.
Nel creare un post che può essere informativo, motivazionale o emozionale lo fondiamo con le nostre competenze, con ciò che sappiamo o che abbiamo sperimentato.
Il blog che funziona è vivo, non impone un’idea, ma condivide una suggestione. Un contenuto che va ulteriormente raffinato e necessita della condivisione per poter incrementare il processo di conoscenza. Condividendo il nostro pensiero ci rendiamo parte di un processo in cui il lettore diventa co-autore e interviene, allargando o integrando, quello che abbiamo esposto. Più il blog è seguito e più si sviluppa una conversazione sul contenuto, che permette a tutti, in primis al blogger che lo propone, di crescere e recepire esperienze, valori comuni e un senso collettivo di modellazione della conoscenza.
Questa è, di fatto, la differenza tra un blog e un articolo di giornale, la differenza tra un contenuto rigido di un medium monodirezionale e quello che puoi adattare, commentare e integrare attraverso commenti e condivisioni critiche. L’obiettivo per il blogger e per chi lo condivide, non è favorire la conoscenza, ma esserci addentro. La conoscenza non è più monolitica, ma perfezionata dalle integrazioni e dalle discussioni che la avvolgono. Il blog è un processo di conoscenza collettivo.
A questo serve un blog.