Il blog si evolve. È una tecnologia che non deve fermarsi e deve adattarsi alla rapidità del cambiamento se non vuole rimanere rinchiuso in protocolli e piattaforme che col passare del tempo risulteranno obsolete o sempre meno frequentate dagli utenti. È noto a tutti, ormai, che il pubblico non arriva solo dalle ricerche, ma anche dalle piattaforme di conversazione e il compito di chi pubblica contenuti, è di farsi trovare dove il suo pubblico si trova più a suo agio.
La potenza degli articoli istantanei (instant articles) sta nell’essere subito disponibili. Questo, perché fanno parte di Facebook, che li assorbe attraverso un feed che avete reso disponibile alla piattaforma. Questi post sono riconoscibili, nella newsfeed visualizzata dallo smartphone, dalla presenza del simbolo del fulmine in alto a destra della condivisione. Gli utenti che cliccano sull’articolo si accorgono subito che non sono usciti da Facebook e che stanno visualizzando una versione del vostro blog direttamente inserita sulla piattaforma.
Come si ottengono gli instant articles su Facebook?
Per chi ha un blog su WordPress, c’è un metodo semplice e veloce per poterli avere in pochi passaggi. È sufficiente installare uno dei tanti plugin che rendono disponibile alla piattaforma il feed dei vostri ultimi articoli, conformata in modo tale da includere le informazioni di formattazione e inserimento di oggetti grafici all’interno dei post su Facebook. Tra i tanti plugin disponibili, ho scelto “allfacebook Instant Articles” per la facilità e la possibilità di settare al meglio il feed. Dopo l’installazione e l’attivazione del plugin dovete andare su questa pagina e indicare quale pagina potrà avere accesso agli strumenti di pubblicazione interattiva.
Nel momento stesso in cui accettate i termini e le condizioni per la pubblicazione dei vostri articoli tramite Facebook, avete a disposizione nella pagina una sezione chiamata “Articoli interattivi” nella sezione che trovate in alto in “Strumenti di pubblicazione”. In questa sezione vi verranno chieste principalmente due cose. La prima è di inserire sul vostro sito un meta tag che ne attesti la proprietà; lo farete comodamente dal plugin, inserendo semplicemente la “Page ID” nel campo richiesto. La seconda è fornire l’URL del feed che pre caricherà articolo, formattazione e oggetti grafici per la eventuale pubblicazione. Facile!
Prima di autorizzarvi a caricare gli articoli nel sistema, Facebook vuole verificarli, per controllare che non vi siano problemi nel codice, richiesta che verrà evasa al massimo entro tre giorni, dicono. A me l’hanno autorizzata in meno di 24 ore, quindi sono veloci.
Da questo momento in poi i vostri articoli vengono caricati in automatico e sarete voi a decidere se pubblicarli o meno nel formato “instant”.
I post inseriti nel sistema si vedono con una grafica simile a quella degli altri siti che hanno aderito allo strumento, ma c’è la possibilità di variare la grafica in modo da inserire il vostro logo e cambiare stile ai caratteri. C’è anche la possibilità di aderire all’Audience Network con cui monetizzare i vostri post, lasciando a Facebook la possibilità di inserire banner pubblicitari.
Fortunatamente, questo sistema non è vincolante e in qualsiasi momento potete decidere che non vi piace più e depubblicare di tutti i post eliminandoli, operazione questa con cui l’articolo non viene cancellato, ma solo linkato a quello originale pubblicato nel vostro blog. Con il vecchio sistema.
Sinceramente devo ancora comprendere se i benefici di questo metodo di pubblicazione siano superiori al danno che provoca per il fatto che non permette al pubblico di navigare correttamente il sito. Per chi basa la sua strategia sull’inbound marketing vengono meno tutto l’aspetto di chiamate all’azione dirette sul sito e la possibilità di compilare moduli di contatto o, banalmente, di condividere il post in altri luoghi che non siano Facebook. C’è la possibilità di copiare il link e condividere, di fatto malamente, su Twitter (mette solo l’URL). È una operazione che non riscuote le mie simpatie, perché è scomoda, e, di solito, dove c’è la scomodità c’è la mancata condivisione.
Questa è una sperimentazione che va fatta, sono ottimista, anche se sono consapevole che ho venduto un pezzo della mia anima a Mark.