Tra i tanti errori che si fanno con i profili Facebook c’è quello di richiedere e concedere amicizie senza pensarci troppo. Questo è l’errore tipico di chi vorrebbe utilizzare il social network per connettersi con altri professionisti del settore o per cercare la quantità maggiore possibile di pubblico a cui mostrare i propri contenuti. Se da un lato queste considerazioni sono corrette, dall’altro offrono, con il passare del tempo, non poche controindicazioni. L’effetto che ottieni, alla distanza, è di accumulare un pubblico che non si può definire “amico”, specie se hai connesso colleghi che ritengono di essere in concorrenza con te. Oppure se hai connesso parenti e persone a caso, che non sono realmente interessate ai temi che tratti. L’esempio classico sono i temi maggiormente apprezzati sui social che sono “popolari” perché l’algoritmo li premia interpretando la quantità di interazioni nel breve arco temporale. Quindi, se hai amici distanti per interessi e formazione, puoi ottenere un buon coinvolgimento solo se parli di argomenti che li accomunano; quelli più tipici riguardano l’attualità, la politica, il calcio e il gossip.
Molti considerano la pagina Facebook (questa è la mia) un’entità fredda, con minore coinvolgimento e dai risultati incerti. Se i contenuti sono molto verticali e rivolti alle attività lavorative è complesso, all’inizio, creare motivi di soddisfazione nei confronti di questo strumento comunicativo. Anni fa pensavo alla pagina Facebook come ad un luogo in cui postare in automatico i contenuti, un luogo che si aggiungeva agli altri social media più performanti che prediligevo per efficacia e quantità di interazione. Recentemente ho acquisito una consapevolezza diversa che mi ha fatto invertire le sensazioni che Pagina e Profilo mi davano. La mia comunicazione è più orientata ai contenuti di settore e la pagina è il luogo in cui ottengo una maggiore efficacia comunicativa. Questo accade perché la pagina è stata profilata meglio è ha una caratteristica unica nel suo genere. Se non sono state fatte pessime profilazioni o repentini cambi di stile o di tipologie di contenuti la pagina ha acquisito un seguito più autentico rispetto al profilo (oppure, se non è così, avete commesso errori come quello raccontato in questo post).
Questi i motivi:
- La Pagina non viene utilizzata, come accade per il profilo, per ottenere un pubblico basato sulla connessione. Sono molti che chiedono amicizie ai profili al fine di ottenere una maggiore quantità di pubblico. La pagina non ha questo tipo di seguito se profilata e gestita bene.
- La Pagina è più “sincera”; se qualcuno ti segue lo fa nella maggior parte dei casi perché è realmente interessato. Togliere il “like” dalla pagina non comporta la preoccupazione che il proprietario se ne accorga come può accadere sul profilo, rendendo più liberi gli utenti di andarsene.
- Sulla Pagina ci si sente più liberi di postare contenuti su temi professionali. Sul profilo al terzo contenuto ti dicono che sei noioso e pensi troppo al lavoro. Chi segue la pagina vuole essere informato su questo.
Per concludere, su Facebook, si manifesta una contraddizione in termini. La parola “amico” associata al profilo è inesatta, andrebbe sostituita con “collegato”. Questo, perché la vicinanza è da attribuire a chi è realmente interessato ai tuoi contenuti, quindi a chi segue la pagina liberamente, rispetto alle persone che si collegano più per soddisfare la loro esigenza di pubblico che per l’effettivo interesse nei tuoi confronti.