Al di la delle qualità artistiche alcuni artisti riescono ad emergere e altri no. E’ abbastanza comune vedere validissimi musicisti non riuscire a rendersi popolari mentre altri, ugualmente validi, riescono a fare breccia nel cuore della gente e diventare famosi. Se analizziamo quelli che emergono scopriremo quanto ci sia una sapiente e quasi mai inconsapevole, cura degli aspetti di suggestione nell’immagine e del racconto attorno ai protagonisti.
Da qualche tempo mi affascinano i gruppi rap italiani e la cura che mettono nella costruzione della loro immagine personale e nella narrazione di loro stessi. Ne prendo uno ad esempio: i Club Dogo, gruppo musicale milanese composto da Jake La Furia, Gué Pequeno e dal beatmaker Don Joe, li ho scelti perché rappresentano l’esempio classico di questo genere di gruppi.
Ho scelto due hit del loro ultimo album che contengono tutta la retorica tipica di questo genere musicale: Sangue blu e Il ragazzo della piazza
Le umili origini
Una caratteristica comune della narrazione di loro stessi è la provenienza “dalla strada“, ragazzi normali cresciuti in quartieri popolari:
Ho ancora quella tutta bianca sporca, con i segni della panca quella dei 90, scopa in piazza in bocca una canna tanta, Scooter verticale su una ruota in tutto il viale con i sogni andati male (…) in piazza castello a Torino insieme a mio fratello facevo freestyle, sognavo le stanze d’albergo con tre piazze castello king style
Il riscatto
Oggi la realtà è ben diversa, sono rapper famosi, hanno fatto “il cash” e le donne cadono letteralmente ai loro piedi. Se li confrontiamo con i cantautori degli anni ’70, che andavano vestiti da straccioni per non far percepire che avevano avuto successo e fatto i soldi, è un bel cambio di registro.
avevo una sola occasione e l’ho centrata tutti volevano incularmi ma non c’è entrata. Senza un grande impegno incasso un grande assegno (…) chi l’avrebbe mai detto i soldi e rispetto la fila nel letto
L’appartenenza
È evidente che, per tenersi in contatto con il pubblico, non devono esagerare manifestando ricchezza distanziandosi da un pubblico di ragazzi giovani e alternativi che li vedono come modelli da seguire. Qua scatta il senso di appartenenza e l’affermazione che il successo non li ha cambiati.
…mi fanno sempre la perquisa alle 6 di mattina (…) Non sono un divo frate non faccio il figo frate io resto sempre, quel ragazzo della piazza (…) quando ritorno in quartiere e mi offrono da bere ma mica perché mi hanno visto in tele ma perché hanno visto che in tele ho portato il quartiere il nostro quartiere
Fondamentali le doti artistiche e altrettanto fondamentali quelle in cui aderire idealmente al target degli acquirenti di dischi: ragazzi giovani, alternativi e che sperano di trovare una strada in un futuro incerto, risulta essere un’arma vincente. Il successo e la vendita si ottiene muovendo le leve giuste; in cui il riscatto, la ribellione e il riuscire ad emergere dal grigiore quotidiano, rappresentano un modello da seguire e imitare.
Lo storytelling si applica a qualsiasi ambito musicale, un recente esempio è Suor Cristina, vincitrice di “The voice“, che ha sedotto il pubblico raccontando una storia fatta di fede e di entusiasmo per il canto. Supportata anche dal recente “new age” della religione cristiana in cui il massimo promotore è Papa Francesco. L’effetto è stato dirompente.
Se siete musicisti o artisti non dimenticate nella vostra strumentazione anche una storia da raccontare per rendere più calde le vostre note.