Leggendo un articolo di ieri su Wired mi chiedevo se fosse vero che i giovani parlamentari del PD fossero stati influenzati da Twitter sull’elezione del Presidente della Repubblica. Questi giovani e informatizzati onorevoli, seguendo i temi di tendenza sul noto Social Network, si sarebbero lasciati influenzare facendo affossare le proposte del loro stesso partito di Marini e Prodi. La rete era fortemente contraria, anche senza analisi statistiche raffinate, bastava scorrere la time line per verificare la netta contrarietà di chi twittava.
Addirittura Luca Sofri nel suo editoriale ipotizza che:
Secondo me qualche anno fa, senza questa presenza dei social network, Marini sarebbe diventato Presidente della Repubblica.
Non sono della stessa idea, il “potere della rete” non esiste. Pochi mesi fa era considerata un giocattolo per perditempo ora è il Kingmaker della politica; nessuno riesce a valutarla per quello che è: un luogo in cui si fa conversazione.
Se avessero veramente ascoltato la rete avrebbero scelto Rodotà come Presidente, la maggioranza di essa chiedeva questo.
Quello che spesso i giornalisti e i politici non capiscono, è che non c’è “il popolo della rete”, bensì ci sono delle persone. Con idee diverse. Vite differenti. E che votano in maniera diversa. Ma mi sembra palese oggi che ciò che la gente vuole, al di là della rete, è un cambiamento della politica. Grillo ha vinto non tanto grazie al popolo della rete, quanto perché non se ne può più di certa gente. Non è un sentimento della rete, è un sentimento che è universale. Lo dimostra il fatto che sempre meno gente va a votare.
Ho scritto proprio su questo tema nel mio blog personale…
– Non esiste il popolo della Rete
– Altri “suggerimenti” non sono stati accolti (Rodotà)
– I favoriti alla prima votazione vengono solitamente bruciati