La motivazione è fondamentale: è la spinta che conduce all’azione, che stimola la fantasia e ti fa immaginare un tuo futuro possibile.
Esistono diversi tipi di motivazione. Alcune possono essere indotte dall’ambiente a cui appartieni o dalla rete sociale in cui sei inserito. Quando questo accade, la motivazione assume lo status di dipendenza. Tutti noi siamo soggetti a motivazioni da dipendenza: dobbiamo presentarci in ufficio a una determinata ora; aprire un negozio o consegnare il lavoro in un determinato giorno. La motivazione, in questo caso, è data da un fattore esterno – spesso un condizionamento sociale – che valuta il tuo operato.
Se lavori duro il tuo capo ti darà una promozione; il tuo cliente continuerà ad acquistare da te e riceverai l’approvazione dei colleghi.

Quando la motivazione, invece, non deriva da influenze esterne parliamo di automotivazione.
L’automotivazione è facile da creare ma difficile da conservare. L’entusiasmo iniziale ci concede un momento di grazia con cui affrontare le prime difficoltà, ma non reggerà la pressione o la noia della routine.

È risaputo che da sempre i marketer costruiscono le loro offerte attorno alle tue motivazioni.
Nelle operazioni di marketing, si usa la leva della motivazione (o la sua assenza) per vendere qualcosa.
Alle persone motivate, per esempio, è più facile vendere corsi strutturati o consulenze articolate, perché ritengono che questo genere di servizi siano maggiormente utili, efficaci e produttivi. Alle persone poco motivate, invece, si possono vendere più facilmente ricette miracolose, soluzioni semplici o servizi pacchettizzati a basso impegno o costo. Questo perché stiamo vendendo a persone che hanno perso la fiducia in loro stessi e vogliono qualcosa con cui mettere a tacere la loro coscienza.

Per quanto forte, la motivazione, però, vive di entusiasmo (automotivazione) o di costrizioni (motivazione da dipendenza). E l’entusiasmo si logora nel tempo, mentre le costrizioni logorano la creatività e l’impegno. Per questo la motivazione, essendo soggetta a corrosione, deve cedere il passo a qualcosa di più solido e stabile: l’abitudine.

“L’abitudine a cui non poniamo resistenza diventa necessità”

Sant’Agostino

Certo non tutte le abitudini sono virtuose. Nelle abitudini si annidano anche deleterie consuetudini: come bere alcolici, mangiare cibi grassi, impigrirsi o entrare in vortici di negatività. Tuttavia, in una prima fase, è possibile riuscire a imporci delle abitudini, cosa fondamentale da fare nel momento in cui stabiliamo degli obiettivi.

Non importa quanto sia difficile la strada che hai deciso di prendere: se sei convinto che sia la migliore o quella che pochi hanno deciso di percorrere, presto per te diventerà un’abitudine.
Prendere dei rischi, faticare e mettersi in gioco costa impegno ed energia all’inizio. Poi, come tutte le cose, diventa un territorio e una materia che potrai dominare con l’esperienza. “L’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine” diceva Aristotele.