Hai notato che i supereroi non sono esseri perfetti? Nel cinema come nei fumetti (nella moderna epica) sono stati proposti eroi invincibili e impeccabili al pubblico, ma non hanno mai riscosso un grande successo.
Le persone vogliono salire a bordo del viaggio compiuto dall’eroe verso la vittoria; vogliono identificarsi con il protagonista, sentirlo vicino; vogliono una storia epica che li rappresenti e in cui il bene e il male siano ben distinguibili, separabili e in continua lotta. Si appassionano alla tragedia, alle difficoltà e agli ostacoli, per poi superarli insieme all’eroe.
Sono questi gli elementi tipici dei poemi epici di Omero. L’arte della “narrazione”, che ora chiamiamo “storytelling” in onore dell’invasore (culturale) arrivato dall’altra parte dell’oceano, ha maestri millenari: non è nata con Netflix.
Perché ti dico tutto ciò? Se usi i social network per attirare l’attenzione delle persone diventerai, per questi legami deboli, un personaggio immaginario. È come se tu stessi partecipando a un reality show, di cui sei il protagonista. Di reale, per questi collegamenti, c’è solo ciò che vuoi mostrare di te, al fine di influenzare il modo in cui vieni percepito dal tuo pubblico, in senso positivo o negativo.
Dipende da te se interpretare un personaggio sintetico e fittizio o raccontare esattamente chi sei. Puoi essere il supereroe perfetto che vive una vita straordinaria, fatta di soli successi, di clienti felici e di grandi fatturati. Ma a che pro?
Le persone non sono stupide: sono perfettamente consapevoli che non esiste il successo senza il fallimento, l’amore senza la sofferenza o il 100% dei clienti soddisfatti.
L’illusione della perfezione genera in chi ascolta una mancanza di empatia e di autenticità e noia. Nessuno si appassiona ad un supereroe invincibile a cui tutto è dovuto e a cui nulla resiste. Questi supereroi finiscono per essere odiati e messi in disparte dalla mancanza di una storia con cui poterci identificare.
Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe, ma chi si appassiona al racconto.
grazie Riccardo, molto interessante! quelle che potrebbero sembrare “ovvietà” sono invece valutazioni totalmente sconosciute anche a molti professionisti della comunicazione il cui obiettivo continua ad essere l’ostentazione stereotipata di una perfezione che spesso genera un risultato diametralmente opposto a quello desiderato.
L’azienda o il professionista descritti con l’enigmatica e stantia epigrafe “leader nel settore” generano automaticamente nel pubblico un senso di fastidio (se non di ilarità) e come giustamente dici, di distacco, che dovrebbe indurre un repentino ripensamento e il superamento di quella strana forma di “pudore” che impedisce al soggetto di palesare aspetti di una “fragilità imprenditoriale” che lungi dall’essere penalizzanti avrebbero certamente ricadute positive.
Queste definizioni date di se stessi sono ridicole ora :D
Mi chiedo come riesci a togliere degli spunti in tutto, pure nei cartoni animati, veramente geniale. Hai proprio una mente brillante, bravissimo.
Ogni volta riesci a farmi riflettere su un argomento che pensavo non potesse riuscirci.
Gentilissimo amico mio! <)