I social network che, fino a qualche anno fa sembravano destinati a inglobare tutto, ora stanno disaffezionando gli utenti consapevoli di perdere il loro tempo, di aver ceduto troppa della loro privacy o sono infastiditi dall’ostentazione di persone che a malapena conoscono.
In questi mesi abbiamo assistito al trionfo dei gruppi chiusi e verticali su temi specifici. Negli USA vediamo piattaforme come Medium e Reddit siano ora al centro delle conversazioni su temi complessi come la politica, la finanza o qualsiasi materia in cui i selfie cedono il passo all’approfondimento. “Oggi avere potere significa sapere cosa ignorare” ha detto Yuval Noah Harari. Le persone, man mano che cresce la consapevolezza degli strumenti che utilizzano, stanno assorbendo questo concetto.
Se osserviamo, lato piattaforma, le newsletter rappresentano un contenuto di qualità che fidelizza molto il lettore. Oggi alcuni social network come LinkedIn e Twitter stanno investendo molto su questo “antico” medium, tuttavia non stiamo assistendo a un’inversione di tendenza come ipotizzano alcuni; la domanda di informazioni approfondite e articolate è sempre esistita. Lato “creator” c’è sempre più l’esigenza di ottenere un pubblico verso il quale alzare il livello di attenzione e fiducia, elementi che stanno alla base di qualsiasi obiettivo professionale ed editoriale. Tutto questo a patto che si comprendano le esigenze e i bisogni degli iscritti.
Perché le persone smettono di leggere e, infine, si cancellano dalle Newsletter?
I sette principali motivi sono questi:
- Il contenuto non è chiaro o difficile da comprendere
Se la tua mail ha una struttura logica e scorre bene il lettore può seguire facilmente i tuoi pensieri fino alla fine. Al contrario potrebbe interrompere la lettura e decidere di cancellarsi. - Divaghi sull’argomento, vai fuori tema e non arrivi mail al punto
Alcuni amano scrivere e divagare su argomenti accessori o poco inerenti all’oggetto della mail, oppure hai disatteso il motivo per il quale le persone si sono iscritte. - Ci sono termini troppo complessi o un uso eccessivo di neologismi o tecnicismi
Il tuo pubblico potrebbe non essere un ricettacolo di nerd o professionisti del tuo stesso livello. Ma, anche se lo fosse, dovresti cercare di semplificare ove possibile. - Ci sono troppi errori, mancanza di fonti e riferimenti
Oltre gli errori grammaticali (che alcuni lettori gentilissimi mi aiutano a evidenziare), potresti puntare troppo sulla tua opinione o sulle tue suggestioni. Servono fonti e riferimenti se citi avvenimenti, citazioni o statistiche. - Hai problemi tecnici o sei stato segnalato come spam troppe volte
Potresti finire nello SPAM se la tua mail contiene link tracciati, parole chiave che gli algoritmi giudicano sospette, assenza del nome del destinatario oppure una buona percentuale degli iscritti ti ha segnalato come posta indesiderata. Per fortuna puoi verificare alcuni di questi inconvenienti sulla tua mail tramite utili tool come questo: https://www.mail-tester.com. Anche la mia newsletter ad alcuni arriva nella cartella spam o in una “tab”; la cosa positiva è che viene comunque ripescata e letta nei giorni successivi. - Mandi troppe o troppo poche mail
Meglio poche ma buone, ma se sono troppo poche non genererai l’aspettativa in chi le riceve. Anche mandarne troppe potrebbe essere un problema. In questo caso il grande regolatore è la qualità del contenuto - C’è troppa promozione rispetto al contenuto utile
La promozione ci può stare, ma se rappresenta più del 10% dei contenuti utili della tua mail le persone si stancheranno di essere oggetti di continui tentativi di vendita
In base alla mia esperienza, il lettore di una newsletter, è qualcuno che nutre una profonda stima nell’autore. Attraverso l’iscrizione immaginano di poter accedere a qualcosa di esclusivo in un luogo meno rumoroso, più intimo e meno frenetico rispetto a un social network. L’autore, dal canto suo, sente l’esigenza di disintermediare gli algoritmi delle piattaforme social e ottenere un pubblico di cui conosce nomi, preferenze e recapiti.
Le aziende e i professionisti che hanno un pubblico a cui comunicare in riferimento a un tema specifico possono ottenere un grado di vicinanza superiore a qualsiasi altro luogo di comunicazione digitale. Non è poco.
La mia newsletter, settimanale, prevedeva solo gli aggiornamenti del blog (che comunque reputo utile come lettore), poi l’ho eliminata perché al massimo la apriva il 20% degli iscritti.
Potremmo quindi dire che non aveva decollato :)
Sto pensando di aprirne una con dei contenuti esclusivi, da inviare 1 o 2 volte al mese, inserendo alla fine gli ultimi articoli del blog.
Il problema è trovare contenuti validi. Ho diverse idee, ma non mi convincono, o forse sono io a essere troppo “esigente”.
Il 20% non è un cattivo risultato, conta che molti client di posta elettronica non si lasciano tracciare per salvaguardare la privacy di chi li utilizza. Creare comunque un contenuto esclusivo per le persone che ti seguono è un’ottima idea. Daje Daniele!