Tendiamo ad amare negli altri ciò che amiamo in noi stessi, allo stesso modo odiamo negli altri quello che non sopportiamo di noi. La nostra simpatia o antipatia sembrerebbe causata da una meta-percezione apparentemente irrazionale che si fonda innanzitutto su come valutiamo noi stessi.
Se questo è vero – e io sono convinto che lo sia – il modo in cui ci vediamo influenza il modo in cui il mondo ci vede e viceversa.
Le persone non acquistano un prodotto o un servizio costoso solo in base al prezzo e alle caratteristiche tecniche; se funzionasse così il marketing sarebbe ancora descrittivo e prescritto com’era negli anni ’50. Oggi acquistiamo in base al prezzo, alle caratteristiche e all’affinità con chi lo propone.
Se ci pensi, i venditori e gli acquirenti soffrono degli stessi identici problemi. Il principale problema dei professionisti è di essere trovati e il principale problema del cliente è trovare il professionista che soddisfi le valutazioni di affinità, simpatia ed etica.
Quindi se parliamo di Marketing e Branding non parliamo solo della sostanza o del prezzo, ma parliamo anche di cosa ci accomuna col cliente, parliamo di visione, etica, estetica e di modi. Parliamo di registri comunicativi e di stile, parliamo di empatia, vicinanza e sentimenti. Verrai amato per ciò che ami e odiato per ciò che odiano in loro. Quando racconti una storia e mostri la tua personalità rompi sempre gli equilibri e allontani chi vede in te la parte peggiore di se stesso.
Le storie che racconti non riguardano solo te, ma evochi i mostri di chi le osserva.
In un reel che ho pubblicato ieri dicevo appunto che finchè non racconti una storia sei uguale a molti altri, a quelli che puntano sul prezzo o sulle caratteristiche tecniche appunto. Finchè non racconti una storia non avrai un tuo pubblico. Raccontarla è un sano rischio che tutti devono correre ma è l’unico modo di essere ricordati.
Bravissimo amico!