Il curriculum è ancora uno strumento attuale, tuttavia ha il suo limite proprio nella capacità di contenere le informazioni che chi assume valuta come necessarie o prioritarie. Probabilmente conosci bene questo documento formattato in Word che ti sei sforzato di compilare nel migliore dei modi e nel quale riponi troppe aspettative in merito a ciò che può farti ottenere. Un elenco di competenze, date e luoghi della tua storia professionale o di specifiche informazioni che ti riguardano. Ha il fine ultimo, per chi lo valuta, di trovare una buona scusa per scartarlo. Tuttavia, chi analizza questa minuziosa lista di vicende professionali trova che manchino le informazioni essenziali e prioritarie che, di fatto, non possono essere desunte attraverso questo minuzioso elenco di dati tecnici.
Nei casi in cui ho dovuto valutare l’assunzione di personale, ho studiato decine di PDF in cui i candidati hanno scrupolosamente messo in ordine informazioni e dati e, lo ammetto, alcuni mi hanno fatto una buona impressione per la cura con cui erano stati redatti. Anche se non è sempre così, alcuni contenevano errori formali, grammaticali o di battitura. Può succedere a chiunque. Che sia scritto bene o male cambia poco: per quanto mi riguarda questi curricula sono inutili per prendere una decisione convinta.
Cosa manca?
Ciò che a me interessa, quando ti valuto, è sapere chi sei, nel profondo. Vorrei sapere come agisci sotto stress, se sei aperto e umile quanto basta per imparare e cambiare, se ti assumi la responsabilità dei tuoi errori, se dici esattamente quello che pensi. Vorrei sapere come gestisci i conflitti e quanto ti limita il tuo ego. Se hai iniziativa o se aspetti che qualcuno magicamente ti risolva i problemi. In definitiva questo documento scritto mi serve per sapere se posso fidarmi di te.
Come puoi immaginare, queste informazioni fondamentali in un curriculum non si possono scrivere senza apparire ridicoli o supponenti. Peccato, perché sono esattamente quelle che cerco e di cui ho bisogno.
Il curriculum ha un ruolo ben connotato: è uno stimolo che, chi vuole essere assunto, lancia a chi ha bisogno di incrementare l’operatività e l’energia della propria azienda. Chi lo valuta, se ha a cuore la propria attività, fa sicuramente il ragionamento che ho fatto anche io ponendosi queste domande: “Sarà utile? Posso fidarmi?”
Prima di chiamarti a colloquio per verificare la tua personalità e competenza, nel mondo del 2020 ho una grande opportunità: posso fare un’indagine molto accurata su di te. Posso verificare quello che dici sui social network, visualizzare come ti comporti, se nelle relazioni sei scontroso o irritabile, se parli solo di te e quindi sei egocentrico. Posso comprendere molto in base a quello che scrivi e a come ti esprimi. Se vuoi piacere a tutti o se hai una personalità definita e mantieni una posizione. Se queste posizioni che difendi fermamente hanno un fondamento etico, se sono basate solo sul tuo tornaconto o sei accecato dalla poca propensione a metterti nei panni dell’altro. Si nota se sei disposto ad ascoltare e aiutare gli altri o se non sai gestire le critiche. Anche quando non dici nulla e non ti esprimi, mi racconti qualcosa di molto importante di te. Quasi mi bastano queste informazioni per decidere di assumerti o scegliere di non farlo.
Eppure quasi nessuno si rende conto, quando si espone online, di essere un Brand che verrà valutato e scelto o scartato sulla base di migliaia di segnali che avvicinano o allontano un determinato pubblico.
Sei un Brand nel 2020, anche se non lo vuoi o non lo accetti. Lo sei per chi non ti conosce e ti osserva.
Penso che tu abbia ragione.
Il mio stesso sito alla voce “chi sono” presenta un elenco di esperienze, peraltro non esaustivo, ma ho cercato di completarlo con una vera e autentica nota personale che in CV non potrei mai inserire.
Alla fine credo la parte più interessante è il blog più un paio di social Twitter e Instagram: insieme creano un quadro molto preciso di chi sono e in cui giocoforza si finisce per essere onesti.
Per un professionista può essere la migliore alternativa al CV.
Nelle conversazioni si nota molto la tua personalità! (spesso ti assumono solo per questa)
A volte sarebbe già sufficiente che il curriculum fosse scritto e impostato per quella specifica posizione e nn un classico modello base da spammare ad ogni annuncio.
Purtroppo molto spesso questo non si comprende eppure proprio in questo fattore sta uno dei punti di forza del cv cartaceo rispetto ad esempio al profilo Linkedin.
Su Linkedin non posso cambiare il profilo ad ogni invio di candidatura…
È uno dei concetti chiave che cerco di far passare ai ragazzi dei miei corsi. Come sempre post interessantissimo
Bravissimo Ferruccio! Grazie amico
Contenuto di grande spessore, se ne parla davvero troppo poco. Dovrebbe essere assunto come norma di base, come un “codice universale” di comportamento: presentarsi, non solo nella sfera professionale ma anche in quella personale, con coerenza, definizione, onestà intellettuale e lungimiranza. In un’epoca di sovraesposizione deliberata, possiamo (dovremmo!) scegliere di essere audaci quanto basta per poterci distinguere e creare valore intorno a noi. Grazie Riccardo.
Grazie a te Giada, gentilissima!
Ciao Riccardo,
mi è piaciuto molto questo articolo. Purtroppo non sempre le aziende che cercano hanno interesse verso questi aspetti personali del candidato. Hanno bisogno, giustamente, che sia tecnicamente preparato per la figura richiesta, ma per il resto nulla. Qualche giorno fa ho letto un articolo sul Sole24 Ore dove si parlava della nuova figura, nata in America, che si preoccupa della felicità dei dipendenti. A tal proposito, a me, personalmente, interessa molto se l’azienda per cui lavoro ha interesse verso la mia persona, verso il mio modo di comportarmi, verso il mio benessere psicologico. Comunque non appena posso acquisto il tuo libro.
Grazie Giacomo!
Ottimo articolo, sempre valido per le diverse figure professionali.
Nel mio caso, o meglio; nel mio curriculum ho inserito una breve descrizione di me stesso in modo leggero ed umoristico per mostrarmi oltre le skills lavorative, non ostante questo vedo poco impatto di curriculum ed ho più successo quando posso presentarmi direttamente.
Non ci sono dubbi che di persone le cose funzionino meglio!
Post molto interessante e su cui parzialmente concordo, ma sinceramente il fatto che i recruiter analizzino a fondo i profili social dei candidati la trovo una sopravvalutazione dei social stessi. Intendo dire, spesso sui social le persone mettono in mostra solo alcuni lati di sè, nascondendone altri (penso un pò alle persone quando vanno allo stadio a vedere una partita di calcio: durante la settimana impiegati/dirigenti/studenti/cattolici modello, allo stadio per poco più di 90 minuti si trasformano).
E’ vero che oggi giorno ognuno di noi è un brand e che la propria presenza sui social debba essere curata, ma in ambito lavorativo e in sede di colloquio credo che sia l’intervistatore a dovermi fare Nmila domande su di me, farmi parlare per farsi una idea di chi io sono davvero, se può lui fidarsi di me e io portare valore all’azienda. Secondo me, se una persona non viene selezionata per un colloquio per via di una presenza online scarsa o discutibile il torto, come al solito, è da entrambe le parti: dalla parte del candidato perchè sa di poter essere preventivamente valutato tramite la sua presenza sul web, dalla parte del selezionatore perchè si è basato troppo sulla “superficie social” pur avendo un potenziale buon CV tra le mani in termini di formazione ed esperienze.
Che a noi ci piaccia o meno ora funziona così. Quello che dici è vero, purtroppo i reclutatori – vista la quantità di candidati – per fare in fretta trovano più pratico fare così ;)
Ciao Riccardo riflessioni sempre azzeccatissime…cosa ne pensi dei video curriculum? Secondo te ci sono settori che necessitano di una rigida formalità e soluzioni alternative al formato europeo sono da escludere a priori?
I video CV vanno bene per le persone estroverse, non per gli introversi. Quindi il rischio e di scegliere l’attore migliore e non il candidato migliore ;)
é verissimo, nello scrivere il CV, sei in un certo senso limitato “dalla carta”; però mi viene un dubbio, può esserci anche chi non si esprime moltissimo sui social od in generale in rete; in questi casi secondo te come si fa a valutare e/o farsi valutare?
esprimersi poco è meglio che esprimersi male ;)
Buongiorno Riccardo,
ammetto che come neo-laureata questo è un argomento che mi interessa moltissimo, perché mi ritrovo con una laurea in mano ma con poche esperienze lavorative che dimostrino il mio valore o i miei punti forti.
Leggere questo articolo mi ha, innanzitutto, tranquillizzato perché non sono l’unica e mi ha lasciato anche degli punti interessanti.
Grazie per aver condiviso!
Grazie a te Chiara, in bocca al lupo!