I social network sono il luogo per eccellenza dell’autocelebrazione, un’attività che facciamo tutti; ci mettiamo al centro di ogni contenuto produciamo.
Quindi sono abbastanza frequenti post di persone che raccontano la loro giornata, quali risultati hanno ottenuto o che risultano protagonisti di una determinata situazione. Questo comportamento viene istintivo perché il primo impulso dell’essere umano è ottenere l’attenzione degli altri, oltre a essere il principale motivo che ci spinge a pubblicare qualcosa (anche se molti lo negano a se stessi).
Ho notato che, se non ci penso, la parola “io” appare frequentemente in ciò che scrivo o che dico e questo è il segnale di uno stato di necessità o di richiesta d’attenzione da parte di chi mi ascolta. Tuttavia, dal punto di vista strategico, è la cosa peggiore che possiamo fare per essere ascoltati, per il semplice fatto che anche le persone che ci leggono o ascoltano hanno lo stesso nostro obiettivo. Quindi se facciamo leva sulle loro necessità di essere ascoltati possiamo ottenere, in seconda battuta, l’attenzione che tanto stiamo cercando.
Puoi fare un semplice esperimento. Smetti di parlare di te stesso e di metterti al centro di ciò che comunichi e, per una settimana, inizia a creare contenuti in cui attiri le persone bisognose di essere ascoltate.
Puoi fare domande, chiedere opinioni, condividere e celebrare i tuoi amici, colleghi e, perché no, i tuoi concorrenti. Provaci per una settimana, non usare la parola “io” e non mostrare chi sei e cosa fai per dedicarti totalmente agli altri.
Alla fine di questa settimana, misura quante persone si sono avvicinate, quanti hanno iniziato a risponderti, quanti si sono interessati a te e quanto si è alzato il coinvolgimento dei tuoi post.
Potresti scoprire che la migliore promozione non è vantarti di qualcosa, ma ascoltare e far parlare gli altri.
Se lo farai, le persone vorranno conoscerti meglio, saranno gratificate e interessate a chi ha prestato loro attenzione. A quel punto la loro fiducia aumenta e avrai attivato un canale di comunicazione più stabile di quello che avevi ottenuto in precedenza. Saranno disposti ad ascoltarti.
Grazie. Ci pensavo proprio in questi giorni. Ma non ho ancora trovato il come.
Grazie a te Angie!
L’essenza di questo post mi pare che si colleghi alla legge nr. 2 di “Le 22 immutabili leggi del marketing” di Al Ries ovvero: “Quando sei il primo in una nuova categoria, promuovi la categoria.” Io aggiungerei: non promuovere il tuo brand o il tuo nome e cognome se sei un professionista ma la categoria che, se hai fortuna, sei riuscito a trovare che si adatta come il vestito di un sarto alla tua attività, al tuo prodotto/i o al tuo servizio/i. Questa affermazione fa il paio con il concetto base del Personal Branding anche se in questo caso specifico si aggiunge il concetto di categoria e si lascia in disparte il brand per ottenere l’attenzione della audience che ama parlare dei suoi problemi e sentirne parlare.
Per quanto riguarda il pronome “io” siamo anche fortunati rispetto ad altre lingue dove è obbligatorio come in inglese. In italiano, al contrario possiamo anche non usarlo per “sembrare” meno egocentrici.
Ahhh vero! :D
Grazie Marino per questa tua integrazione