All’apparenza simili, gli aggettivi “semplice” e “banale” hanno poco in comune. Si possono accostare oppure utilizzare da soli, l’uno non prevede la presenza dell’altro. Tuttavia molti li confondono. Lo vedo nei commenti che mi fanno e quindi è un’ottima idea per questo post.

Come diceva Antoine de Saint-Exupéry, “La perfezione non la si ottiene quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere”. Nella comunicazione l’obiettivo primario è ottenere la comprensione del messaggio dal pubblico che riteniamo interessato. Quindi, nell’intento di rendermi comprensibile, cercherò di tradurre un’idea o una pratica in un linguaggio semplice e nella forma più sintetica di cui sono capace.
L’arte, la scienza e l’industria sono sempre alla ricerca della semplicità applicata ai prodotti, alle equazioni o al messaggio.
Il mio caro amico Gianluca Deidda, ci ricorda che, “uno dei maggiori pensatori del secolo scorso é stato ammantato di autorevolezza soprattutto per aver condensato 26 lavagne in ardesia pasticciate col gesso in
-due sole variabili;
-una costante;
-una eguaglianza;
-un prodotto;
-e un elevamento a potenza”
.

Non tutti hanno la sorprendente capacità di semplificazione che ha avuto Albert Einstein nello sviluppare l’equazione che lo ha reso famoso: E=mc² è un intreccio di novità, semplicità ed eleganza.

“Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche leggerezza, che sa essere leggera, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità”

LEONARDO SCIASCIA

La banalità è diversa, non è un errore di stile o di estrema sintesi, ma di pubblico. Se leggendo un post del mio blog esclamerai “queste cose le sanno anche i muri” significherà che – per te – è banale. L’errore in quel caso è mio se ho promosso il contenuto ad un pubblico già formato in materia, oppure tuo che segui i miei canali.
La banalità è negli occhi di chi ti osserva, l’unico modo che hai di non farti dire che sei “banale” è conoscere molto bene il tuo pubblico, saperlo stupire generando continuamente stimoli, informazioni e idee che lo colga di sorpresa. Non è facile da realizzare, ma non dimenticare che, se vorrai trattenere l’attenzione e riuscire a far arrivare il tuo messaggio, dovrai togliere e renderti semplice.

Da questo piccolo insegnamento, che oggi mi sono permesso di darti, potrebbero nascere in te una nuova consapevolezza e nuove domande. Se è accaduto questo, significa che non sono stato affatto banale.