Uno degli errori che si commettono all’inizio di una attività comunicativa è cercare di essere amico di tutti, di non essere criticato o di accontentare tutto il pubblico. Questo accade, perché le persone non amano lo scontro, gli attacchi o essere messi in cattiva luce nei commenti pubblici. È anche il motivo per cui molti rinunciano a esporsi pubblicamente.
Chiunque faccia qualcosa è soggetto a critica. Qualsiasi persona o azienda nell’attività quotidiana compie delle scelte e si assume dei rischi, che saranno oggetto di analisi più o meno approfondite e stimoleranno, di conseguenza, esternazioni di elogio o critica. Proprio ora ci sono persone che non sono soddisfatte di quello che dici, di come l’hai detto, che si offendono per un aggettivo, che vedono in quello che scrivi la messa in discussione di tutta la loro vita. Per non parlare dei Troll o personaggi in cerca di visibilità che assumeranno posizioni contrarie alle tue solo per metterti in difficoltà, farti dispetto o sedare le proprie frustrazioni.
Ci sono lettori che ti dicono che sei stato banale, altri che non sono riusciti a seguirti, perché sei troppo complicato. Qualcuno dice che dovresti essere più personale e raccontare esempi di quello che è accaduto a te e altri secondo i quali devi evitare di metterti sempre al centro di tutto. Insomma, a qualcuno la tazza di caffè piace bollente e qualcun altro la vuole fredda: in mezzo ci sei tu.
“Se vuoi piacere ai critici, non suonare troppo forte, troppo piano, troppo veloce, troppo lento”
Arturo Toscanini
Cercare di piacere a tutti potrebbe essere un bellissimo gioco di ruolo, una sfida impossibile che può appassionare e tormentare la propria comunicazione e la propria esistenza, tuttavia è una sfida inutile oltre che irrealizzabile. La gente parla male di te alle tue spalle fin dalla terza elementare, lo fai tu con loro e lo fanno loro con te. Oggi è facile intercettare queste comunicazioni: molte sono pubbliche e le puoi trovare facilmente con una breve ricerca. Puoi metterti in ascolto ogni volta che vuoi, ma a cosa serve?
Il mio consiglio è di ascoltare tutti, cercare tra chi ti critica l’idea giusta, la correzione che dovresti apportare, lo stimolo per migliorarti e lo spunto per una nuova amicizia, ma non considerare chi esprime solo le sue opinioni, senza esibire dati, senza fonti o chi ti attacca solo per lenire un suo male interiore.
Hai qualcosa di più importante da fare: cercare un pubblico che si arricchisce di quello che racconti e che trova nei tuoi contenuti un nuovo slancio per una vita più semplice, rilassante e appagante. Sono questi i naturali fruitori della tua narrazione.
Riccardo, leggo spesso il tuo blog, ma devo ammettere che l’articolo di oggi è davvero banale, non mi aspettavo una tale serie di affermazioni. Dirò di più: non sono nemmeno riuscito a seguirlo, è sicuramente troppo complicato per i tuoi lettori. Ed oggi ho cose più importante da fare: alla prossima!
:-D
Tu scherzi ma cose del genere me le dicono tutti i giorni :D
Di tutto quello che ho letto, non me n’è accaduta una. Ma io non mi chiamo Riccardo Scandellari. E mentre scorrevo le frasi del tuo post, continuavo a pensare: io sono così come sono, voglio semplicemente raccontare belle storie mettendoci il mio punto di vista e il mio stile comunicativo. Hai riassunto tutto nelle ultime tre righe. Penso esattamente le stesse cose.
Ahh bene, continua così amica. Arriveranno i polemici ma saprai gestirli ;)
Ciao Riccardo, grazie per questo post, mi è stato molto utile e ne trarrò insegnamento. Valentina
Grazie a te Valentina!
Grazie, era qualcosa che mi balenava in testa, ma questo post ha fatto chiarezza. Felice giornata.
Ne sono felice Giuseppe!
Non si può piacere a tutti. Ma a loro che può essere utile quello che comunico.
Solito applauso!