Siamo tutti alla ricerca della nostra visione di successo, ovvero il raggiungimento di obiettivi a fronte dei quali arriva la soddisfazione e un’ulteriore innalzamento di questi in cerca di un rinnovato appagamento fisico e psichico.
Se riteniamo che il successo sia dato da ciò che immaginiamo sia importante nella vita, allora possiamo distinguere questi obiettivi in due diverse categorie: quelli interni e quelli esterni.
Gli obiettivi interni sono riconducibili all’aumentare delle tue capacità, delle competenze o dei valori morali. Quelli esterni hanno a che fare con le gratificazioni materiali, la fama, l’amicizia, il reddito, le opinioni e l’approvazione delle altre persone.
In pratica, è molto difficile controllare quelli esterni. Possono essere determinati dalla fortuna, dalla lealtà di altre persone o dall’ambiente in cui ti muovi. Tuttavia sono quelli interni su cui puoi lavorare, gli unici di cui potrai attribuirti tutto il merito. Se ci pensi sono anche gli unici che non ti causano frustrazione o ti rendono preoccupato, ansioso. Questo avviene attraverso il controllo che eserciti su di essi. L’incertezza è ciò che ti rende frustrato.
Aggiungo che attraverso gli obiettivi esterni, in cui hai una minima parte della responsabilità, sono gli altri a determinare se potrai definirti “di successo”.
“Il vostro successo non ha a che fare con voi e con le vostre prestazioni. Ha a che fare con noi e con il nostro modo di percepire le vostre prestazioni”. Il successo non è un fenomeno individuale ma collettivo.
Questo, secondo Albert-Làszlò Barabàsi, è l’assioma del successo.
Concordo
Ma nel caso dei multipotenziali non c’è questa netta distinzione tra interni ed esterni.
Bello e super interessante l’argomento sull’essere un multipotenziale, in questo articolo però non c’è un riferimento a chi lo è o appartiene a qualche altra “categoria umana”: la distinzione interno/esterno fa riferimento al tipo di obiettivi conseguibili e vale per tutto il genere umano, multipotenziali compresi.
Essere multipotenziale non vuol dire essere esente da questa distinzione netta.