Ci sono due modalità con cui approcciare i social media. La prima è di connettere amici e parenti in un profilo chiuso in cui condividere o passare ore liete con chi si ama o chi si conosce. La seconda modalità prevede un profilo aperto e la trasmissione di contenuti al fine di ottenere un posizionamento, aumentare la fiducia e trovare nuovi interessanti collegamenti. È possibile far coesistere entrambe le opzioni, ma l’ho visto fare solo da pochi e illuminati professionisti, che hanno compreso, dal punto di vista sia tecnico che comunicativo, come tenere distinti e separati i contenuti giusti per il pubblico corretto. Sembra semplice, ma la verità è che ci riescono in pochi.
La domanda
C’è una domanda che andrebbe scritta e attaccata ben in vista al tuo PC o al tuo smartphone: “Perché sto pubblicando questo?” Rispondere, significa mettere a fuoco la differenza sostanziale tra creare contenuti per perseguire un obiettivo o per sviluppare endorfine di appagamento.
Comunicare è un atto potente. Se dall’altra parte c’è almeno un ricevente, questi si farà di te un’opinione e svilupperà sentimenti di vicinanza o ostilità in base alle sue passioni, ai suoi valori e al suo modo di essere. Sottolineo che lo farà in base al SUO, non al TUO modo di essere.
Comunicare, per obiettivi professionali, significa esprimere delle competenze, delle visioni e delle posizioni. L’attività, non a caso, si chiama “posizionamento”. Posizionarsi non significa convertire gli altri ai tuoi ideali, ma selezionare il pubblico a cui senti di appartenere.
“Ci sono quattro modi, e solo quattro modi, coi quali siamo in contatto col mondo. Noi siamo valutati e classificati da questi quattro elementi: ciò che facciamo, come appariamo, ciò che diciamo e come lo diciamo”
Dale Carnegie
Otteniamo riscontri sulla base di cosa diciamo e come lo diciamo, tuttavia le persone non si fermeranno a questo e ci attribuiranno vicinanza e la fiducia sulla base di come appariremo e dei risultati che abbiamo ottenuto.
Non ho per te – anche perché è diverso da persona a persona – il modo giusto di apparire. Potresti non aver bisogno di posizionarti per lavoro: in questo caso mostrare il tuo gatto è un contenuto straordinario che racconta quanto ami gli animali. Al contrario, potresti avere l’obiettivo di essere preso in considerazione per una determinata professione, nel qual caso devi privilegiare l’esposizione delle tue competenze e dei risultati raggiunti.
L’unica cosa che devi considerare, prima di postare qualcosa è la risposta a una semplice domanda: “Perché sto pubblicando questo?”. Anche se cerchi solo like di approvazione va benissimo, l’importante è che tu conosca i limiti, i pericoli e le opportunità della tua esternazione. Le persone a cui apparirà la tua comunicazione non resteranno indifferenti e decideranno chi sei in base a ciò che hai pubblicato.
Perché stai pubblicando questo?
Se il mondo social si ponesse questa domanda…crollerebbe lo scambio di post. E ne trarremmo tutti un grande beneficio.
Diciamo che si ridurrebbe parecchio :D
Io mi chiedo anche “perchè voglio parlare di questo?” e lasciarlo lì, nel mio blog.
Molto spesso mi capita di scrivere articoli del tutto personali su di me e sulle persone che seguo; e – come dici tu – sia a livello “professionale” che a livello “privato”, di pura amicizia, o affinità.
La MIA motivazione è semplicemente quella di comunicare, nel mio stile, quelli che sono i miei interessi, ma anche i miei sentimenti. Mi capita ogni tanto di far leggere agli interessati (protagonisti dei miei articoli) le bozze, prima di pubblicarle. Alcuni approvano e ringraziano, altri ancora mi dicono di integrare con cose che ancora stanno in cantiere. Forse sbaglio, ma il filo conduttore che mi spinge a pubblicare e condividere, è scrivere le storie di persone belle, che a me hanno lasciato qualcosa di buono. Ai miei lettori decidere se esplorare questi mondi o no.
A mio avviso è un atteggiamento sano ed equilibrato. Magari fossero tutti come te!
Grazie Riccardo. Nel blog ho trovato la dimensione ideale per comunicare ciò che sono attraverso la scrittura. Credo anche che dappertutto (mail, social, ecc.) questo modo di presentarsi non debba tradire la personalità effettiva di ciascuno. Credo che il complimento più bello per chi comunica online è sentirsi dire, faccia a faccia, “davvero sei proprio così”.
Riccardo,
So di fare molto peggio: io i gatti li disegno pure.
Li uso a volte, o li creo per raccontare concetti e contenuti.
So perché non dovrei farlo, ma per ora ancora scelgo di farlo semplicemente perché mi piace.
Il mio why e’ because I like it, because life is also color and fun and smile.
I tuoi gatti sono esclusi dal ragionamento! :D