La selezione del pubblico è un’attività fondamentale per chi comunica, azienda o persona che sia. Attraverso questa selezione, possiamo garantirci l’attenzione di una community più sensibile ai contenuti che divulghiamo e alla nostra attività.
In molti pensano che l’attività di profilazione del pubblico sui social media possa essere eseguita unicamente attraverso gli strumenti di segmentazione a pagamento resi disponibili dalle piattaforme. Non è esattamente così. La selezione del pubblico può e deve essere fatta attraverso i contenuti postati e il comportamento che avete nelle conversazioni.
Come non si può essere amici di tutti, non è nemmeno corretto cercare di essere apprezzati da chiunque. Il contenuto ha come obiettivo primario trasmettere conoscenza e autorevolezza in materia; l’obiettivo secondario è cercare di trattenere le persone più affini a voi e che maggiormente apprezzano il vostro stile, i vostri valori e il vostro approccio comunicativo.
- Esempio corretto
Se nella vostra comunicazione risolverete bisogni e aiuterete, attraverso i contenuti, il vostro pubblico con modi rilassati e allegri otterrete un determinato tipo di collegamenti, che vi percepirà come autorevole, sicuro e disponibile. Quindi sarà più incline a contattarvi. Se nel concedere amicizie e collegamenti avrete filtrato le persone più verticali e interessate al vostro tema e al vostro modo di essere avrete una community più unita e favorevole. Attenzione, non si tratta solo di selezione ma di lasciarsi collegare o seguire da parte di persone che vedono in voi un punto di riferimento utile; se forzerete la crescita del pubblico attraverso richieste di collegamento rischiate di ottenerne uno poco favorevole a voi. - Esempio errato
Se la maggioranza dei vostri post verteranno su attacchi a colleghi e concorrenti otterrete tantissimi like e condivisioni, ma con il ripetersi nel tempo creerete attorno a voi un pubblico di velenosi frustrati. Probabilmente questo non è esattamente il pubblico a cui ambite, visto che prima o poi scaricheranno su di voi le loro frustrazioni e il loro malessere.
Anche concedere “amicizie” casualmente e senza metter filtri vi espone al rischio di aggregare persone tossiche e inclini a distruggere più che a costruire (errore che ho commesso anche io in passato).
Ottenere consenso attaccando e parlando male del prossimo è facile e in molti casi appagante per l’ego di chi lo fa. Purtroppo le persone si faranno una determinata percezione su di voi; percezione che voi stessi alimentate attraverso il vostro comportamento. Le persone scelgono chi sentono affine, e vi contattano e si fidano in base alle sensazioni che trasmettete.
I social network sincroni, come i profili di Facebook e di LinkedIn, generano spesso malintesi e inducono in errore. Cercare il collegamento a tutti i costi, con la convinzione di incrementare la visibilità organica è l’abbaglio che quasi tutti abbiamo preso per la scarsa conoscenza delle logiche conseguenze. Sono giunto alla conclusione che è nella asincronicità delle pagine Facebook o di Twitter (in parte anche LinkedIn per le ragioni che spiego sul post: Come funziona LinkedIn) che escono i veri legami utili e propedeutici alle opportunità, i così detti legami deboli, non inquinati dalle rivalità e dalle invidie classiche che si hanno tra concorrenti. Chi segue una pagina toglie il like/follow se qualcosa non gli torna senza pensarci troppo; togliere l’amicizia su Facebook espone spesso ad una crisi che può evolvere in mille modi. Pochi sono propensi a farlo, ma pur mantenendo l’amicizia, non interagiscono e tolgono visibilità organica ai vostri contenuti.
La comunicazione sui social media è l’arte di selezionare, non di accumulare. Quante pagine e profili vedete con decine di migliaia di like e con poche interazioni? Queste sono il frutto di una mancata selezione e di una ricerca, che alimenta l’ego, prima del profitto.